martedì 10 luglio 2012

Carta, sasso, forbice

Tempo di spending review, sui giornali si parla di spesa pubblica e ogni volta esce l'articolo sui numeri di lavoratori statali e di gente che è lì tanto per rubare lo stipendio.
I lavoratori pubblici sono il male: hanno benefici, il lavoro fisso, le ferie, tutto.
Premesso che condivido alcune delle scelte di Monti & Company come il taglio dei dirigenti, il taglio delle province (che poi bisogna capire se questo taglio porterà veramente dei risparmi o complicherà solo le cose -vedi smantellamento e ricostituzione dell'ICE), o delle auto blu (anche se penso che in un paese normale non dovrebbero neanche esistere questi problemi).
Ma mi sono stancata dell'immagine del dipendente nulla facente, entrato solo perché amico di,  che fa cadere la penna alle 4,30. Quello che timbra e va a fare la spesa, quello che sta a casa in malattia e invece non ha niente.
È vero capita tutto questo, ma per un attimo e qualche riga vorrei parlare di tutti quei dipendenti e, nel mio caso, tanti giovani colleghi che hanno scelto di lavorare nella pubblica amministrazione per contribuire in un certo senso al bene comune e per avere delle soddisfazioni che sono quelle di aver fatto qualcosa di utile, di aver svecchiato un'amministrazione vecchia, di aver costretto (a volte purtroppo senza grandi risultati) l'Amministrazione, quella con la A maiuscola che mette paura, a scendere dal piedistallo e ad ascoltare veramente cosa hanno da dire i cittadini.
Sono i giovani che prendono 1300 euro, che va bene per carità,  ma che saranno gli stessi per i prossimi 40 anni perché è tutto fermo: contratto, scatti di anzianità, progressioni.
Sono i giovani che se si deve, e succede spesso, escono anche alle 7 di sera, che lavorano il week-end se serve e che vanno in vacanza quando vogliono, ma solo se l'ufficio rimane coperto. I giovani che lanciano idee e propongono progetti che nella metà dei casi non vengono nemmeno presi in considerazione da un'Amministrazione che sbandiera principi di meritocrazia, arbitrariamente applicati.
È vero ho 10 euro di ticket, ma sfido chiunque a mangiare a prezzi minori a Milano. Forse a Bari si riesce anche con 5.
Rimango a casa solo se sono davvero malata (in quattro anni è successo solo una volta), avviso in ufficio entro le 9 e devo inviare il certificato medico entro 24 ore; e se sto male di lunedì o venerdì mi vengono a controllare a casa.
Leggo la riforma e mi viene da ridere quando si sottolinea che la riduzione dei ticket vale anche per i dirigenti, ci mancava anche quella. Però ai dirigenti non tolgono il Blackberry di servizio, riscattabile a 5 euro, o l'Ipad, simile a uno shampoo nelle mani di un calvo, quelli no.
Si parla sempre dei pubblici dipendenti gretti e grigi, ma ce ne sono tanti che hanno dei sogni, amano lavorare bene, per un ideale o perché appassionati al proprio lavoro.
Poi ci sono gli addetti agli sportelli che sono antipatici, i dipendenti che lavorano poco, quelli che se ne approfittano, quelli che non sorridono mai, quelli che "perché cambiare se si è sempre fatto così".
Ecco ci sono anche questi. Ma credete che i tagli servano veramente ad eliminare le inefficienze del settore pubblico e valorizzare quello che c'è di buono? Forse, e forse no.


Dedico questo post a tutti i miei colleghi che amano il proprio lavoro e che sperano  in un mondo migliore.

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