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lunedì 2 luglio 2012

Le pagelle di terrazza tartini

Ragazzi che botta! Gli Europei sono finiti e noi vi lasciamo con le nostre pagelle.

Voto 8 ai commentatori twitter: ironici, divertenti, sul pezzo e mai scontati. Si dovrebbe guardare una partita commentata da loro e non dai matusa del servizio pubblico!

Voto 7 allo spot pro-Italia della RAI, l'unica cosa che salvo del servizio pubblico.

Voto 10 all'a.s. Afforese. E a Teresa e Piero: con il loro sorriso e la loro ospitalità è stato bellissimo guardare le partire tra salamelle e commenti dei ragazzi.

Voto 0 ai commentatori RAI: banali, scontati e vecchi! L'inviato alla "baraccopoli" era imbarazzante, soprattutto durante il collegamento prima della finale dove ha intervistato un bambino terremotato e di colore tifoso di balotelli, il massimo del politically correct . Rinnovatevi e osate di più!!

Voto 6.5 a Balotelli. Bravissimo, io l'ho sempre sempre difeso e starò dalla sua parte anche nelle polemiche che ci saranno di sicuro nei prossimi giorni. Ora però gli dico: fai il bravo toso e torna con la Fico e magari anche spo-sa-te-la!

Voto 5 ai figuranti dietro le due squadre in finale al momento degli inni. Cambiano bandiera, cantano l'inno italiano in playback ma convinti come se fossero la corale della scala e ascoltano a testa alta l'inno spagnolo. Per loro, e soprattutto per chi li ha pensati, ma perché??

Voto 9.30 ai nostri azzurri. Per me siete stati bravi. Punto.

Voto 10 ai tifosi irlandesi: il coro finale della sfida contro la Spagna mi ha fatto emozionare. Loro, sempre liberi, anche se perdono. Già prenotati i biglietti per Irlanda-Italia di rugby a Dublino, non mancheremo!

Voto 4 ai tifosi spagnoli che ci hanno rubato il po-poroppopopopo: ok, ci avete asfaltato con 4 gol, però quel coro è nostro, il copyright è azzurro e non si può cantarlo così alla leggera.

giovedì 28 giugno 2012

Non buttare quelle mutande

Questa volta non abbiamo commentato il dopo partita, troppe parole da parte di tutti: Pirlo, il cucchiaio, Carrol, sticazzi Carrol, il portiere uguale a Dawson di Dawson Creek, l'ansia dei rigori - che io volevo andare a casa e smettere di vedere la partita, ma Silvia mi diceva che non potevo andarmene dal pub - Balotelli, i goal mancati, abbiamo giocato meglio degli inglesi e quindi ce lo meritavamo, poo po po po po po poooooo, poo, po po po po po poooooooo.

Insomma chi ci sperava di arrivare fino alla semifinale, e ora che si va avanti anche a me piace un po' di più guardare le partite, peccato che io metterei il fast forward per almeno 60 minuti, giusto il tempo di bermi una birra nei 20 minuti necessari per gioire oppure per capire che me ne devo andare a casa.

Cominciano i preparativi, ognuno ha i suoi riti.

Ci sono quelli che vanno nel medesimo bar con le persone fisse "Prossima volta, stesso posto, stessa sedia" ha detto un amico alla fine della scorsa partita.
Mangiano le stesse cose ogni volta e guai a cambiare qualcosa. E come faccio ora che voglio invitare un'amica a vedere la partita con noi? No! L'amica sta a casa, mica vogliamo invertire le sorti e sfidare la cabala.
L'anno dei mondiali con i miei amici, avevamo cercato di fare una cosa del genere, eravamo a Roma in quei giorni e si andava sempre a trastevere in un pub piccolo che puzzava di muffa.

Ci sono quelli che Invece preferiscono stare a casa, da soli o con massimo due persone. Silenzio religioso o quasi, niente telefoni che squillano, niente chiacchiere superflue o domande non pertinenti. Tutti concentrati a supportare la squadra.

Un anno, non ricordo quali europei, ero a casa di amici, poche persone e quasi silenzio: all'ultimo rigore, squilla il telefono: era la sorella di un'amica che non riusciva a guardare la televisione senza chiamare. Tragedia!

C'è chi smadonna tutto il tempo, parlando al televisore, quasi sottovoce, senza scaldarsi troppo. C'è invece chi urla e commenta tutta la partita, minuto per minuto, quasi fosse il vero allenatore della squadra.
Quest'anno c'è qualcuno che ha deciso di invertire le regole e guardare la partita ogni volta con gente diversa e posto diverso.

C'è chi ha un menù tutto particolare per l'evento, chi beve una sola marca di birra e chi indossa sempre la stessa maglietta, oppure le stesse mutande, anche se vecchie e bucate e guai a chi osa buttarle via!

Un po' come quando si era bambini che si pensava "se non calpesto la riga bianca, Giovanni mi chiamerà" oppure "se non mangio i cioccolatini per una settimana avrò una bella pagella" . Succede così anche per le partite, che poi vai a vedere se funziona.. 
Intanto voi preparatevi alla partita, qualsiasi sia il vostro rito propiziatorio. 

martedì 19 giugno 2012

La partita delle ragazze


Per il ciclo Terrazza Tartini racconta i mondiali...
18 giugno 2012
5 ragazze e 5 ragazzi guardano Irlanda-Italia
Ecco come è andata.


Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Poropo-poropo-poropoppoppoppopò
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
SI!

Ragazze, allora come è andato il vostro addio al nubilato?
Mado, benissimo, allora il venerdì sera siamo andate al bla, bla, bla, bla…c’erano anche bla, bla, bla…ma chi è questo figo?
E il tuo viaggio in Giordania?
Una meraviglia, è un posto bla, bla, bla… bello Marchisio, peccato sia un po' piccolo, per me quasi un adolescente

RAGAZZE! OGNI TANTO VORREI SENTIRE LA TELECRONACA!

E vabbè ecchepalle…
Secondo tempo, ora bisogna stare un poco più attente.
Ma perché questo non corre?
Ma quello è fallo!!!
A parte che gli irlandesi sono grossi come dei giocatori di rugby…
De rossi? Be' ha il suo perché...

State lì a parlare di mazze, perché è di questo che state parlando!

Ma gioca ancora quello napoletano e quello con i capelli lunghi del mondiale?
Ah si questo lo conosco, è Buffon!
Sai che questo è insieme alla ballerina di danza classica?
Ma di natale gioca?

Ragazze siete così distratte che al 50esimo non avete ancora capito chi gioca!

Prandelli non sai allenare!!!! Ma sto Prandelli chi allena? Io se facessi l'allenatrice, sclererei!
No Balotelli no!
Ma io sto con Balotelli, che goal!
Ah però che fisico, e sticazzi…

Alan Shearer , avete presente?



??????
Ma io, se segnasse un goal l’Irlanda sarei anche contenta

Ma sei scema??

Dai ragazzi mettete sulla Spagna!

A raga siamo andati a rubare a casa dei ladri.
Anche questa volta siamo passati, ci si vede domenica prossima

Si! Così vi racconto come va il vernissage e party del corso di foto!!!!

lunedì 11 giugno 2012

Evviva noi

Ci vediamo giovedì!

Parte oggi l'appuntamento con Gli Europei di Terrazza Tartini. Per ogni partita qualcuno di noi o dei nostri ospiti ci racconterà cosa gli passa per la testa durante i 90 minuti di sofferenza o gioia della propria squadra.
Ieri c’è stata la prima partita dell’Italia degli Europei 2012, e io ho riscoperto l'italianità che tanto mi mancavano quando ero all’estero.
Avevo seguito gli Europei del 2008 e i mondiali del 2010 a Bruxelles, tra il Fat Boy, De Valera’s e il mitico Cafè Belga, pieni zeppi ogni volta di tifosi di mille nazionalità e di entrambe le squadre.

Io a Milano, mi sono trovata con gli amici all’Afforese e subito ognuno ha preso la propria postazione. La coinquila a Bruxelles da Micheal Collins con il gruppo italiano, è arrivata con più di mezz'ora di ritardo per aver perso tempo alla mostra di Jeremy Deller e un video sui Depeche Mode (lei e il calcio sono proprio come cane e gatto).

A Bruxelles la visione degli eventi sportivi è un fenomeno collettivo di incontro di paesi e colori: le partite sono emozionanti e il nazionalismo diventa cento volte più forte che a guardare la tv a casa propria -pensate a cosa vuol dire eliminare la Francia ai quarti di finale ed esultare accanto a un pub pieno zeppo di Bleus.

Ma tutto il mondo è paese e quindi sei in Italia o in Belgio la scena è sempre quella. I ragazzi seduti in file più o meno ordinate, birra in mano, gli occhi incollati alla televisione, a imprecare contro Balotelli che si ferma troppo quando rimane davanti al portiere e a esultare al gol dell’Italia, subito seguito dal pareggio spagnolo.
Le ragazze in circolo attorno a un tavolo, birra in mano, gli occhi controllano contemporaneamente lo schermo, il cellulare, il marito/fidanzato che rischia di volare dalla sedia per la troppa foga e il bancone del bar (viva il multitasking femminile), a parlare di cibo o degli ultimi fatti degni di nota successi in compagnia nelle ultime settimane.
E come a ogni campionato di calcio che si rispetti, eccoci ritrovati. Allegri, caciaroni, umani, amici di tutti, conviviali, passionali, solidali, sorridenti, casinari. Ritorna tutto l'amore per la patria e si impara tutto l'inno di Italia per l'occasione. Mano sul cuore e via.
Sempre pronti a sbandierare al mondo tutti i nostri difetti, ma non durante quei giorni. "I miei ragazzi" , qualcuno dice, quasi come se gli parlasse tutte le sere prima di andare a letto per le ultime raccomandazioni: Mario-cane-sciolto-Balotelli, fregatene di tutti e continua a fare quello che ti passa per la testa, Prandelli continua a tenere De Rossi come centrale e non rischiare Di Natale dall’inizio visto che ha 35 anni e Guidolin non gli fa fare una partita ogni 3 giorni, e punta sui due centrocampisti Pirlo e Marchisio e rivedi un po' la posizione di Giaccherini, o fa l’ala d’attacco o fa il terzino, di Eto’o ne esiste uno e per un anno solo e Giaccherini con tutto il rispetto non lo è, ragazzi, tenete duro e giocate bene e vediamo di tirare fuori qualcosa di buono per quest'anno.

lunedì 21 maggio 2012

A, come casa


Il Torino Fc - o meglio il Toro - è tornato nella casa che storicamente gli appartiene: la Seria A.
Ora vi chiederete cosa c’entro io, nato e cresciuto a Milano, col Toro. È quello che sto per raccontarvi.

“Che squadra tifi?”
“Il Torino”
“Come il Torino? Ma non sei di Milano?”

Quante volte ho dovuto sentire da bambino questa frase. Mi vergognavo e arrossivo perché ogni volta che rispondevo in quel modo si disegnava sul volto del mio interlocutore un’espressione non troppo lontana da quella che si potrebbe avere osservando un marziano.
Rimanevo, quindi, in silenzio, in attesa delle inevitabili prese per i fondelli provenienti indistintamente da coetanei e ultracentenari.
Eppure, se ne avessi avuto la capacità, avrei voluto spiegare le mie ragioni. Dire una volte per tutte che io non avevo colpa, ma era il Toro che aveva scelto me, senza lasciarmi altra alternativa.
Era accaduto tutto all’età di 4 anni, nel 1984. Non ricordo il mese esatto, ma probabilmente non doveva far troppo freddo, dato che mia madre era tornata a casa con in mano un regalo per me: una maglietta a maniche corte “rossa”. Non proprio di colore rosso Magenta – come ti insegnano a dire a scuola – un rosso diverso, scuro che non avevo mai visto e che quindi non si addiceva ai miei gusti. (anche oggi ho difficoltà ad accettare le novità). Ero piccolo ma ero già un abitudinario convinto, che volete farci.
Inutili furono i tentativi di mia madre di farmela indossare. Non ne volevo sapere. Se la mettesse lei quella roba. Di certo non l’avevo scelta io.
Accadde allora qualcosa di straordinario, che soltanto dopo molti anni capisci che ha cambiato la tua vita o che l’ha condizionata per sempre in una determinata direzione. Non saprei dire cosa fu esattamente, e quindi non saprei neanche dare un nome a quella forza misteriosa che spinse mio padre (convinto milanista) ad accovacciarsi di fianco a me e dirmi con semplicità e dolcezza: “Ascolta, Saverio, la maglia di questo colore appartiene a una squadra che in passato è stata fortissima e ha vinto tanti scudetti”. E me la fece infilare.
Un terremoto del nono grado della scala Richter, provocato dall’esplosione di un vulcano. Questo deve essere successo dentro la mia testa di bambino. Vissi quel momento come una vestizione, come una missione da compiere. Da quel momento dovevo tenere il Torino, era stato deciso così e io non potevo farci nulla.

IKE

Forse non tutti sanno che il gruppo ska Statuto ha dedicato una canzone al Grande Torino, eccola:
http://www.youtube.com/watch?v=RtyzQ80t0yg

mercoledì 18 aprile 2012

Bigger than Jesus



Questa settimana l'appuntamento con PS è dedicato a tutti gli amici all'estero, a tutti quelli che parlano inglese, a tutti quelli che amano (e odiano) Mourinho, insomma a tutti quanti!

"I am not the best but nobody is better than me". Who stated this arrogant sentence must be really loving his image on the mirror. Well no need to say it's José Mourinho from Setubal. People who come from that part of Portugal can be divided into two types: fishermen or heavy drinkers but sometimes an exception happens and we have to admit it was a big one. First time I heard his name was when he won the UEFA Champion's League with Fc Porto in 2004, some crazy people wanted to kill him in case he succeded; so after gaining an amazing victory he said bye bye Portugal and flew to London. No time to take compliments or taking picture with the trophy in his hands.
Every match was a battle for him and as Napoleon teaches you don't go to battles unprepared or unarmed, you have to be ready to any possibility: fotball is not a science but it's geometry and strong mind. Mourinho is one of the greatest in mind working; he knows how to take the best out of his players and can draw all the pressure and bad attention on his shoulders; players must play and run and win, he must protect his men and put them in the condition to be super.
His football is not magic or circus-like one, it's pragmatism, tactic and top players who know how it works on the pitch.
You will never hear his former men talking shit about him, he was the one to keep Marco Materazzi out of the main squad when arrived at Inter but not a word from him and you wanna know why? Mourinho can be a bighead but he takes decisions and looks you straight in the eyes while doing that. This means being a man and special. A special one.


PS

martedì 3 aprile 2012

La notte in cui


Era un giorno di aprile ed ero nella solita pizzeria-amuleto in via Vidali a Trieste. Dietro largo Barriera. Non ricordo il nome. Solo gli odori di cibo appiccicati al muro. Alle 20,45 iniziava la semi finale di andata tra la mia Inter e la selezione di Marte conosciuta con il nome di Barcelona. Entro nel locale qualche minuto prima e non c'è bisogno di ordinare; mi portano subito una mezza di chiara e dei funghi trifolati. Alle 20,50 arriva pure la pizza. È tutto pronto per vivere il sogno. Per NOI non è un'ossessione. Loro vanno in vantaggio, qualunque squadra avrebbe perso ogni speranza; gol fuori casa nei primi minuti di gioco, ma quella squadra non era banale e avrebbe ribaltato ogni aspettativa. Gli dei si misero a guardare e ammirare quegli 11 umani che con la voglia di andare oltre il limite e contro il rumore dei nemici piegarono con tre gol i migliori al mondo. Un vero sogno che diventa realtà, una rivisitazione moderna di Davide contro GoliaQuella sera qualcosa è cambiato sia in me che nella testa degli altri tifosi che stavano vedendo quell'opera d'arte crescere e modellarsi alla perfezione. Come è andata a finire al ritorno lo sanno tutti e anche cosa è successo quel fatidico 22 maggio. Auguro ad ogni tifoso che ama la sua squadra di vivere una notte così.