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mercoledì 24 luglio 2013

Tempo di qualità



Esci dal lavoro torni a casa, cucini, mangi, guardi la tv, dormi. Esci dal lavoro, vai in palestra, torni a casa, cucini, mangi, guardi la tv e dormi. Esci da lavoro, vai a inglese, torni a casa, mangi, guardi la tv...
Si dorme insieme, ci si sveglia insieme, si sta sul divano.
Ma a un certo punto nella tua testa entra una parola, anzi tre, che diventano come un tarlo.


Tempo di qualità.

Il concetto di “tempo di qualità” è un bellissimo concetto. È molto semplice: non è importante la quantità di tempo che si passa assieme, è importante che il tempo, in quanto dono, non sia sprecato.
Purtroppo l’unico modo in cui sono riuscita a introdurre l’argomento con il mio fidanzato è stata una mezza scenata isterica (efficace eh?) e lo stesso è stato per la mia amica con il suo fidanzato. Quando a una cena abbiamo trovato un terzo caso simile al nostro, siamo arrivate alla conclusione che, in genere, esistono molti modi di concepire il tempo di qualità.

Il tempo di qualità per lei (coccole a parte):
uscire a cena, parlare del futuro, parlare di progetti comuni, parlare dell’idea di ristrutturare il carroponte abbandonato dietro casa e creare un carroponte derganese, confrontarsi sulle letture del libretto del matrimonio, organizzare qualche viaggio, parlare del senso della vita.

Il tempo di qualità per lui (sesso a parte):
giocare a Real Race o Top Eleven per diventare il capo del mondo dei videogiochi, guardare la Tv e appassionarsi ad ogni nuova serie di DMAX, in mancanza di sky, guardare la tv al canale 10, addormentarsi sul divano o nel letto o su qualsiasi superficie morbida di casa, farsi una doccia lunga un'ora proprio dopo cena.


Alla fine arriva la mezzanotte, tu crolli dal sonno e ti rendi sempre più conto che il tempo di qualità ti sta sfuggendo dalle mani e allora decidi che per recuperarlo ti toccherà prendere il primo aereo low cost per una capitale europea e organizzare una vacanza con il tuo compagno di avventure. Almeno lì non ci sarà la tv e se anche c'è sai che non capirà nulla della lingua del paese che hai scelto.

mercoledì 8 maggio 2013

Consigli per gli acquisti per uomini impegnati


E' un po' di tempo che ascolto la solita storia dalle amiche "Ho conosciuto uno, carino, simpatico. Fa lo splendido e mi ha invitato fuori per una birra", dopo un po' scopri per caso che questo genio simpatico, brillante, propositivo e pieni di interessi, ha una fidanzata/compagna/amante/una con cui esce, vive e dorme.
E ops
si era dimenticato di dirtelo quando la prima sera che siete usciti parlavate del "domani".
Ma ci sono ancora in giro uomini che credono ancora che le ragazze siano così sprovvedute da non capire quando l'altra persona ha una compagna "anche se non me lo dici spudoratamente"?
Si capisce dagli atteggiamenti, da come parli e prima o poi ci caschi e dici una stronzata qualsiasi e la ragazza capisce che sei impegnato.
Vi ricordate la storia del sesto senso femminile? Ecco è quella cosa per cui se tu parli io ti ascolto, e non solo. Sono abbastanza furba e intelligente da interpretare i tuoi movimenti e silenzi.
Ma soprattutto, tu uomo inutile, che stai con la tua donna (e poveretta lei), non solo non hai il coraggio di dirmelo, ma sei così codardo che anche se trovi in me la ragazza più carina, simpatica, piacevole del mondo, l'altra non la lasceresti mai.
E allora dico, perché mi chiedi di uscire con te? All'età di 30 anni hai bisogno di un'amica in più con cui confidarti? Ti serve la migliore amica che non hai mai avuto? Vuoi dimostrare alla gente che l'amicizia tra uomo e donna esiste?
Oppure mi vuoi portare solo a letto e credi ancora che per farlo devi comprarmi con parole dolci e carine o facendo il filosofo musicista scapestrato attento all'ambiente citandomi una poesia di Rilke
?

Ti svelo un segreto, se vuoi uscire con una donna ma sei fidanzato, sono due le cose che puoi fare: dirglielo e mettere in chiaro che mai e poi mai lascerai la tua fidanzata perché "tu is megl che uan" e perché in fondo hai bisogno di uno svago ma lei è la donna che diventerà la madre dei tuoi figli e non hai voglia di fare un trasloco e vedere i tuoi vestiti lanciati da una finestra e poi chi mi fa da mangiare; oppure lasciare la tua fidanzata e diventare un uomo con le palle.
Le ragazze del 2000 chiedono solo un po' di sincerità. Vuoi divertirti? ecco chiediglielo. Sarà lei a decidere senza sentirsi presa per il culo.

mercoledì 17 aprile 2013

Devo andare in bagno




Sarà che sono la mia ossessione, sarà che sono donna e che quando sono in giro è sempre un casino trovarne uno pulito (con un attaccapanni per giacca e borsa, sevabbè), sarà che quando ero bambina, tenevo la pipì finché non entravo in casa mia, sarà quel che sarà, ma quando sono in giro sto attenta ai bagni.
Mi ricordo che entravo, con la vescica piena e dolorante, ma appena sentivo il tanfo che emanava il luogo tutta la pipì mi risaliva e come per magia non scappava più.

Purtroppo la mia capacità di trattenere è scomparsa con l'età e dico sempre che un giorno, quando sarò vecchia, dovrò utilizzare i Tena Lady come le signore nella pubblicità.

I bagni migliori li ho visti nei locali di Bruxelles, sempre stravaganti, con le locandine degli eventi appese nell'atrio, spaziosi, colorati. La cosa assurda è che nei locali più belli, ci sono i bagni peggiori e viceversa.
Uno dei peggiori frequentato ultimamente è quello del Frida, un locale in zona isola: piccolo, super puzzolente e senza chiavi.

Mentre studiavo, qualche anno fa, ho fatto la cameriera in un Irish pub, il momento più brutto della serata era proprio quello delle pulizie del bagno, mi ricordo che la prima volta, mi misi i guanti, preparai il secchio con il detersivo, mi avvicinai lentamente al luogo incriminato e mi prese un attacco di nausea incredibile.

Quando vado nei bagni pubblici mi chiedo sempre perchè le donne e i disabili siano insieme. Ovviamente chi ha inventato questo schema, sarà sicuramente un uomo.
Perchè un'architetta o un'igegnera non avrebbero mai fatto questo tipo si associazione per un semplice motivo: le ragazze quando vanno in bagno 99 su 100 non si siedono, bensì stanno a mezz'aria, il che è già complicato su un water normale, figuriamoci su una tazza così alta!
Significa stare in piedi o quasi. E quando capita che il bagno è sporco e non ci sono appendini dove mettere le cose, oltre a stare con il sedere per aria devi tenere in mano la borsa e magari la giacca. Sperando che la porta si chiuda.
Ora non vorrei dire quelle cose un po' femministe, però quasi quasi mi viene il dubbio che donne e disabili devono stare per forza a braccetto, mentre gli uomini con la U maiuscola non possono essere assimilati al "sesso debole".

Quando ero più piccola però ho passato dei gran momenti nel bagno di casa delle mie amiche: siccome la casa era piccola erano in tante sorelle, quando non si sapeva dove stare perchè le stanze erano tutte occupate, entravamo nell'unico luogo ancora libero e si chiacchierava per ore.

Nel posto dove lavoro adesso, ho la chiave per entrare in bagno. Pensavo fosse una pazzia, ma qualche settimana fa, un collega per ripicca ha lasciato un suo ricordino sul pavimento.
Io, intanto, mi tengo stretta le mie chiavi!

venerdì 15 marzo 2013

Ridimensiona il livello


Piccolo manuale di sopravvivenza per donne che lavorano, mandano avanti una casa e hanno un ragazzo/fidanzato/quasi marito che non vive con loro.
Se anche tu sei passata dalla fase sex&the city alla fase ho-trovato-l’uomo-della-mia-vita ti sarai accorta di una cosa: la tua virtù di moltiplicare per "n" le ore della giornata e riuscire a fare sempre e comunque tutto non è più efficace come una volta. In altre parole, a volte ti manca il tempo di andare al lavoro, mantenere un livello di vita sociale che ti permetta di giustificare a ragione le tue competenze su Linkedin di PR, digital strategy e creative problem solver, uscire con le tue amiche (mai dimenticarsi di loro!), passare del tempo di qualità con il tuo uomo e, purtroppo c’è anche questa, tenere l’appartamento dove vivi a livelli accettabili perché la suocera non ti consideri una buona a nulla (già che preferisci spendere i soldi in viaggi piuttosto che comprarti un folletto).
Se ti ritrovi in questo identikit, cara amica, ecco tre consigli top per limitare al minimo le pippe mentali e goderti tutti i vantaggi della tua nuova situazione.
1. Chiedi aiuto. È il consiglio più importante e anche quello più difficile da mettere in pratica. Vuoi che il tuo fidanzato ti aiuti a fare il letto, buttare la pattumiera, lavare i piatti o pulire casa? Chiediglielo. Non dare per scontato che lui si accorga che tu hai bisogno (con relativa incazzatura post se si accorge di nulla), semplicemente chiedigli di aiutarti a fare quella specifica cosa. Più facile di così?
Corollario al consiglio n.1. Non essere troppo esigente. Gli hai chiesto di cambiare le lenzuola e rifare il letto e lui l’ha fatto. E ha messo l’apertura del copri-piumone di lato anziché in fondo al letto.
Ringrazialo. Pensa che il concetto di elementare-Watson è davvero molto relativo. Se, e solo se, riesci a farlo con simpatia e dolcezza, fargli capire che è cosa buona e giusta che l’apertura del copri-piumone stia in fondo al letto, magari infilata sotto il materasso. Se invece non riesci a non assumere un tono da maestrina, stai zitta e non dire niente e apprezza quello che è stato fatto. Anche perché se inizi a lamentarti la sua risposta, almeno mentale sarà, “la prossima volta te lo fai tu da sola” –almeno, io direi così.

2. Inventati qualche trucco. La ‘serata stiro’ dove devi recuperare gli arretrati di 3 settimane e 4 lavatrici, anche perché oramai non hai più niente da metterti, è una delle piaghe peggiori. Per ridurre al minimo il problema i segreti, mica tanto poi segreti, sono due: comprare vestiti che non debbano essere stirati (oltre a una bella asciugatrice, ma vabbè questa lasciamola da parte per quando avrai una casa più grande e più soldi nel portafoglio); e imparare a stendere bene: magliette e camicie sulle grucce senza averle strizzate, pantaloni e magliette di cotone e pigiami possono essere liquidati anche senza ferro da stiro. Voilà, il mucchio si è ridotto di molto.
Non cucini spesso,  ma quando lo fai aumenta un po’ le dosi e sistemati così anche per i giorni successivi o per portarti la schiscetta in ufficio.
E se proprio cucinare ti fa schifo ed è la volta che tocca proprio a te, non perdete troppo tempo dietro al piatto, a volte una tavola apparecchiata bene e con un po’ di romanticismo (basta anche una candela Ikea) ti farà fare un figurone –ed è sicuramente una cosa in cui nessun uomo con zero senso dell’estetica vi potrà battere.

3. Ridimensiona il livello. Non bisogna essere per forza wonder woman. Pensiamo di essere sempre imbattibili e di riuscire a fare mille cose contemporaneamente. Il più delle volte è così, ma capiterà la volta in cui ci fermeremo a 999 oppure la volta in cui sbaglieremo di brutto. Che fare quindi? Niente. Rilassatevi, datevi un bacio sulla guancia come fa Vicky Larssen e ditevi “next time I’ll do better”.
In fondo, sfido io a trovare qualcuno che preferisca una donna maniaca della pulizia ma pazza sclerata piuttosto che con una donna pazza sclerata piena di tantissimi interessi, tutti assolutamente estranei alle pulizie di casa.

mercoledì 20 febbraio 2013

Mueve la culita


Siamo un popolo scoordinato.
Hai voglia andare ai corsi di latino americano; hai voglia guardare Ballando con le stelle alla TV; hai voglia metterti davanti allo specchio di casa tua con le canzoni della radio. Non siamo nati con il ritmo nel sangue, e si vede.
Quattro anni fa ero in vacanza a Burrone Profondo a Tenerife. Una sera abbiamo preso la macchina: ron miel, coca cola e riserva di ghiaccio nel bagagliaio, e siamo andate a una sagra nel paese vicino. C’era un gruppo nazional popolare che suonava le canzoni tradizionali e tutti, compreso los gitanos e i ragazzini di 14 anni, ballavano la salsa. Per loro era più facile ballare che camminare.

Purtroppo non è così per noi italiani. Ma a tutto questo c’è una soluzione e si chiama: Zumba.

Teoricamente la Zumba è una “lezione di fitness di gruppo che utilizza i ritmi e i movimenti della musica afro-caraibica, mixati con i movimenti tradizionali dell'aerobica” (rif. wikipedia) ma nella realtà dei fatti è molto di più.
È un’ora di sudore, energia e divertimento che inizia con te che al tempo zero della lezione ti rassicuri con un  “Sicuramente l’insegnante spiegherà i passi prima di farli”, continua, dopo il primo pezzo, con un “Ma che cacchio non spiega proprio niente e mo’ come faccio?!?!” e finisce con te, grondante di sudore che ti dici trionfante “Forti queste musiche tamarre, non romperò più le palle al mio moroso per andare a ballare in discoteca”.
La nostra insegnante ci ripete in continuazione che il motto della Zumba è feel the music. Ok magari non è così scontato per tutti, e quando vedi che tutto il gruppo muove la gamba a destra e tu sei a sinistra…c’è forse qualcosa che non va. Ma, hei, l’altro motto della Zumba è: divertiti. Perciò al diavolo i capelli sudati, il trucco che cola, i passi poco a tempo, gli uomini-tutti-muscoli-niente-cervello che mentre fanno pesi sbirciano nella sala per farsi 4 risate; al diavolo tutto e facciamoci ‘sta Zumba!
E magari proviamo ad andare a tempo di cumba con le braccia.


Oltre alla lezione di acquatone, quella di Zumba è oramai la mia preferita. E se il mercoledì a pranzo o il sabato mattina non avete proprio niente da fare, allora venite a muovere il culetto assieme a me!
 

giovedì 17 gennaio 2013

Orchidea d'acciaio

Never trust a flower - Di Corscri Daje Tutti! (Cristiano Corsini)

Sorriso gentile, donna garbata, leader politica, moglie e madre, sempre, anche se lontana. Ieri sera ho visto il film dedicato a Aung San Suu Kyi e mi sono commossa più volte.
Per due ore ho invidiato la sua grazia, la sua compostezza, il saper piangere quanto basta, la durezza, la voglia di cambiare, i gesti semplici e la fede nella suo sogno.


L'orchidea d'acciaio, ecco come viene definita in una scena del film: lei non è una donna con le palle.
Il suo sogno è quello di suo padre, liberare un popolo da anni sottomesso, costretta a vivere nella prigione di casa sua, agli arresti domiciliari, ma non per questo la sua presenza sia è stata meno potente.
Una donna costretta a scegliere tra il suo Paese e la sua famiglia, ma non così per dire. Lei il suo Paese ce l'aveva in mano per davvero. E non poteva abbandonarlo.
Quando si dice avere una missione nel mondo. E lei ce l'ha.


Bella la figura di suo marito, uno che ha cantato sempre da dietro le quinte, morto da solo, ma che ha condiviso passo dopo passo ogni scelta di lei, senza rimostranze, senza egoismi. Lei suona il piano, dentro la sua prigione casalinga e, mentre i soldati guardando allarmati chiedono cosa sia quel rumore, il marito li tranquilizza dicendo "è solo musica", ma sembra che dica è solo amore.

Un uomo che che ha lottato per farle ottenere un premio nobel per la pace, un uomo che ha vissuto tre anni senza vederla, toccarla, baciarla, imparando ad accudire i figli, a fare le pulizie di casa e a lottare contro la lontananza in un tempo non tanto lontano ma dove esistevano solo telefoni, carta da lettere, la radio e ogni tanto la televisione.
Per una volta finlamente si può dire che dientro una grande donna c'è sempre un grande uomo, e lei lo ha avuto per davvero. Io lo auguro a tutte le grandi donne che conosco.

mercoledì 26 dicembre 2012

La mia notte di Natale


Erano i primi giorni di luglio, quando abbiamo saputo che saresti arrivata. Ti abbiamo desiderata sin da subito. Nell’agosto 2001, io e il tuo babbo ci siamo conosciuti; ad ottobre, seduti su una panchina davanti alle colonne di San Lorenzo abbiamo deciso il tuo nome.

È lui che ti ha più desiderato, non che io non ti volessi, ovvio, ma avevo paura. Paura del cambiamento, delle nuove responsabilità e non meno ero terrorizzata dal dolore del parto.
È stato tuo padre con la sua serenità e con il suo modo si semplificare le cose a tranquillizzarmi. 

Il tempo dell’attesa è stato meraviglioso: io vivrei in gravidanza. 

All’inizio sai di aspettare un bambino, ma non lo senti, non lo vedi, puoi solo fantasticare su come sarà. Tutto cambia quando all’improvviso lo senti muoversi dentro di te, e allora percepisci che lui c’è veramente, che non è più solo un sogno, un’idea. 

Mi ricordo le sere passate con le mani sulla pancia per capire com’eri messa, (purtroppo a testa in su) e i piccoli colpetti che ti davo ai quali rispondevi con un calcio. Quanti tentativi ho fatto per farti girare: posizioni yoga, sigari sul mignolo del piede, ore e ore a parlarti per convincerti e alla fine ti hanno dovuto girare i medici, perché nel frattempo la paura del parto era svanita. Volevo un parto naturale a tutti i costi e l’ho avuto: 14 ore di travaglio, lungo, doloroso, impegnativo. L’esperienza più grandiosa della mia vita.
Sono contenta che sia accaduto di sera, perché non c’erano le luci e il rumore del giorno, ma eravamo solo io e te quella notte. Io e te a passeggiare in salotto. Io e te nella vasca da bagno. Io e te mentre tra una contrazione e l’altra mi addormentavo. Io, te e babbo quando mi ninnava sussurrandomi all’orecchio. Io, te e babbo, che mi massaggiava le gambe quando arrivava il dolore. Io, te e babbo quando mi teneva la mano. Io, te e babbo quando finalmente mi dice: “ È nata Beatrice!”. 

Ti hanno messo sulla mia pancia. E tu eri lì il sogno era diventato realtà. 

Tu sei il nostro dono del cielo, per noi un doppio dono, un superegalissismo - come ci piace dire- perché oltre a essere una bimba sana, sei nata pelatina, bionda e con gli occhi azzurri, proprio come noi desideravamo e ti immaginavamo. 

Tu come ogni bimbo che nasce sei un miracolo, il miracolo che può essere compiuto dall’Amore grande che unisce due sposi. 

Bambina mia, questo è l’inizio della tua vita, che spero sia lunga e serena, ricca d’amicizie e piena d’Amore, come questa notte di Natale. 

Con amore, la tua mamma.

martedì 23 ottobre 2012

La zona grigia


Qualche tempo fa sono stata ad un incontro su donne e pubblicità. Facevano vedere come le donne, sempre loro, vengano rappresentate dai diversi spot: isteriche, mestruate, puzzolenti, con l'aria nella pancia. E se non è tutto questo, puliscono, combattono polvere e sporco. Per renderele anche un po' più in carriera, non solo puliscono, ma fanno colloqui professionali per scegliere il piumino anti polvere migliore.
Ecco cos'è la zona grigia, tutte quelle volte che passa la solita immagine di una donna a casa che non ha una propria vita, ma che passa il suo tempo con bambini e piatti sporchi.

Ma quando modernizziamo questa immagine?

Per restare in tema, sono stata al cinema a vedere "Cosa aspettarsi, quando si aspetta": la storia di cinque donne incinta (o quasi). Cinque casi disperati in cui si mettono in scena isterismi, egoismo e attacchi di panico.
C'è la donna mantra che cammina su tacchi 14 all'ottavo mese, quella che non riesce a muovere un passo e che continua a farsi la pipì addosso, la mamma super sportiva che non si ferma mai, concentrata solo alla carriera televisiva.
Poi c'è la ragazza che rimane incinta per caso, ma ha un aborto spontaneo, quasi fosse una punizione divina per quello che ha fatto. E che piange a dirotto per aver perso un bambino che non voleva neppure.
E infine c'è l'artista-fotografa che va fino in etiopia ad adottare un bambino, dopo quattro domande da parte dell'assistente sociale. Gli danno il bambino tra sorrisi e grande festa, facendogli promettere che non gli faranno mai dimenticare le sue origini africane.

E poi ci sono gli uomini. Soggiogati dalle mogli che decidono ogni passo della loro vita e di quella dei figli. Si ritrovano al parco ogni sabato per prendere una boccata d'aria e sentirsi liberi.
Dicono di amare i propri figli ed l'essere padri, ma lo scopo è stare tra uomini e idolatrare l'ultimo rimasto single che colleziona le foto di ragazze superfighe.


Continuo a chiedermi quando tutto questo finirà. Quando smetteremo di regalare alle nostre bambine e nipoti la lavatrice e la cucina o la piccola scopa elettrica.
Io stessa delle volte, tento di rifuggire dall'immagine di donna convenzionale, quando mi ritrovo a pulire casa e penso "però il mio uomo mi aiuta". Se penso così sono già nel baratro, ho già creato un'immagine di me con l'aspirapolvere e crisi isteriche.

Forse dovremmo iniziare da noi stesse e smetterla di uscire dal mercato prima di uscirne veramente. Smettere di chiedere scusa, di sentirci in colpa per essere ambiziose quanto un uomo e per sentirci realizzate. E non andare mai più a vedere questi film. Per la pubblicità, meglio leggere un libro (forse).

venerdì 12 ottobre 2012

La cabina dell’estetista


Le donne non fanno le puzzette, non fanno mai la cacca e soprattutto non hanno peli né baffi.
Cari uomini, mi dispiace scardinare queste vostre certezze ma sappiate che esiste un luogo dove le donne entrano stressate, pelose, con i punti neri, la buccia d’arancia sulle gambe e le unghie rovinate ed escono rilassate, depilate e con la pelle bella e liscia come una pesca e lo smalto nuovo di pacca.
Questo posto esiste ed è: la cabina dell’estetista.
Luogo di piaceri, di dolori e di confessioni: tra un massaggio, una pulizia del viso e uno strappo di ceretta basta un attimo per confidarsi e iniziare il momento chiacchiera-seduta-di-terapia con colei che ci conosce fin nella nostra intimità (altro che ginecologo, avete mai provato a farvi fare una brasiliana o l’inguine con le fantastiche mutandine a tanga usa e getta?).
Ecco quindi qualche consiglio pratico.
Il giorno prima di fare la ceretta, fate uno scrub profondo con un prodotto specifico o un guanto di crine per togliere tutte le cellule morte e far venir emergere tutti i peli sottopelle.
Una pulizia del viso ogni tanto, soprattutto se fatta prima dell’estate, prepara la pelle a una bella abbronzatura. Ricordate però di usare sempre, anche sul decolleté, una crema con filtro solare: anche 30 minuti al giorno di sole cittadino senza protezione possono fare danni.
Se non volete rinunciare allo smalto pur avendo una vita frenetica e una casa da tenere in uno stato semi-decente potete trovare un’estetista brava che lo sappia stendere a regola d’arte (molto difficile in verità) oppure utilizzare lo smalto semi-permanente: ottimo rapporto qualità-durata-prezzo e non è così complicato da rimuovere come quello della ricostruzione unghie –e mi raccomando: se volete toglierlo, non non strappatelo via da sole!!
Quando siete troppo stressate prendetevi qualche ora di pausa da tutto e regalatevi un massaggio rilassante, energizzante, linfodrenante o tonificante, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e se l’estetista è brava ed è una persona solare  vi infonderà le sue onde positive!

Per chi non ha ancora ancora avuto successo nell’ardua impresa di trovare L’Estetista di fiducia, vi consiglio di andare da Francesca!
E se volete fare una full immersion nel mondo della bellezza non perdete gli appuntamenti annuali con Intercharm a Milano e Cosmoprof a Bologna.

martedì 19 giugno 2012

La partita delle ragazze


Per il ciclo Terrazza Tartini racconta i mondiali...
18 giugno 2012
5 ragazze e 5 ragazzi guardano Irlanda-Italia
Ecco come è andata.


Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Poropo-poropo-poropoppoppoppopò
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
SI!

Ragazze, allora come è andato il vostro addio al nubilato?
Mado, benissimo, allora il venerdì sera siamo andate al bla, bla, bla, bla…c’erano anche bla, bla, bla…ma chi è questo figo?
E il tuo viaggio in Giordania?
Una meraviglia, è un posto bla, bla, bla… bello Marchisio, peccato sia un po' piccolo, per me quasi un adolescente

RAGAZZE! OGNI TANTO VORREI SENTIRE LA TELECRONACA!

E vabbè ecchepalle…
Secondo tempo, ora bisogna stare un poco più attente.
Ma perché questo non corre?
Ma quello è fallo!!!
A parte che gli irlandesi sono grossi come dei giocatori di rugby…
De rossi? Be' ha il suo perché...

State lì a parlare di mazze, perché è di questo che state parlando!

Ma gioca ancora quello napoletano e quello con i capelli lunghi del mondiale?
Ah si questo lo conosco, è Buffon!
Sai che questo è insieme alla ballerina di danza classica?
Ma di natale gioca?

Ragazze siete così distratte che al 50esimo non avete ancora capito chi gioca!

Prandelli non sai allenare!!!! Ma sto Prandelli chi allena? Io se facessi l'allenatrice, sclererei!
No Balotelli no!
Ma io sto con Balotelli, che goal!
Ah però che fisico, e sticazzi…

Alan Shearer , avete presente?



??????
Ma io, se segnasse un goal l’Irlanda sarei anche contenta

Ma sei scema??

Dai ragazzi mettete sulla Spagna!

A raga siamo andati a rubare a casa dei ladri.
Anche questa volta siamo passati, ci si vede domenica prossima

Si! Così vi racconto come va il vernissage e party del corso di foto!!!!

sabato 16 giugno 2012

Io ballo da sola (2)



Con l'arrivo del caldo, inizia la stagione dei matrimoni e conseguenti addii al nubilato.

Passata la fase dell'organizzazione -frustrante eh quando siete a un passo dall'aver messo tutte le amiche d'accordo, all'ultimo salta fuori sempre qualcuna che "ma al posto del rafting non possiamo trovare qualcosa di alternativo?" oppure "ma al posto della seratona non possiamo fare qualcosa di giorno?" noooooo!!!
Comunque, messo più o meno tutti d'accordo, si parte.

Venerdì sera con il gruppo sposa+amiche della sposa abbiamo avuto la brillante idea di andare in un ristorante discoteca. E lì, ho ritrovato le diverse specie di universo maschile che popolano l'ecosistema Pelledoca disco restaurant.

Anzitutto, bisogna sapere che c'è un elemento che accomuna tutti gli uomini dell'ecosistema. Non appena entrati, improvvisamente gli uomini cambiano il sistema di equilibri e baricentro. Le mani acquistano il super potere che le rende simili a tentacoli e tutto il peso del corpo si sposta in mezzo alle gambe. Poveri, sono quindi costretti a camminare con il bacino all'infuori e a spostare le donne che intralciano il passaggio accompagnandole con una palpata che dura il tempo del transito e oltre.

Ci sono quindi le varie categorie di uomini.

Il quarantenne (quaranta e passa), con i capelli nero corvino, folti, lunghi e tinti - potrebbe fare il testimonial di Cesare ragazzi. Giacca nera lucida o camicia tinta unita a manica corta, abbronzatissimo. Butta le mani al cielo come un quindicenne, balla come se stesse facendo la lap dance e ti guarda come se pensasse che in realtà lui è lì per tentarti con un grande spettacolo erotico, come fai a non essere già ai suoi piedi eccitata?

C'è il trentenne da solo, o con un amico, massimo due.
Lampadato anche lui, chettelodicoafare, camicia bianca, stretta che evidenzia i bicipiti che scoppiano, bottoni slacciati, petto depilato e scolpito in bella mostra. Capello gellato, all'occorrenza baffi o pizzetto. Si piazza in posizione strategica e scruta la massa, lanciando miradas de tigre in mezzo alla pista. È alla ricerca di qualche cosa? Non so bene, anche perché raramente il trentenne-vanesio va all'attacco. Forse il suo obiettivo è stare lì a farsi ammirare o aspettare che la mega figa del secolo decida di provare un abbordaggio.

C'è il vecchiardo viscido con la ragazzina giovane. Capelli pochi e brizzolati, anellazzo d'oro al mignolo e pancia da avvinazzato, peggio non si può. Si siede al tavolo con la ragazza giovane che ha appena presentato alla fila dei suoi amici schierati al tavolo in stile professori agli esami, e inizia a inondarla di parole e battute più o meno stupide mente lei fa qualche cenno con la testa e sorride ogni tanto. Bleah.

C'è il tipo trendissimo, preso benissimo, relazionatissimo, che tiene in mano lo smartphone o la macchina fotografica e si scatta mille autoscatti con la lingua di fuori, abbracciato alle tipe o con le espressioni in stile "mi che serata spakko" per postarle poi sul profilo fb e taggare sè e i suoi amici in status del tipo: mal di testa fotonico: tornare alle 6 del mattino senza ricordare le ultime tre ore della nottata!
Macchissenefrega!!!

C'è il mega figo dell'ecosistema. Ma non approfondirò la categoria perché non presente l'altra sera al locale.

C'è il gruppo di 4 o più ragazzi. A caccia. Ma non per davvero vero, e infatti non cuccheranno mai. Si avvicinano a gruppi di ragazze, uno inizia ad attaccar bottone, gli altri amici un po' lo prendono per il culo e un po' cercano di lanciarsi sulle amiche della prima abbordata. Sono veramente simpatici, ti chiedono anche l'amicizia e qualcosa del tipo: "che ne dici se ci vediamo di giorno, fuori per un caffè". Carini. Però nada, mi spiace.

E poi c'è quel ragazzo, unico in tutta la sala, che ti guarda non solo perché vuole piazzarti una mano sul culo, uno per cui sei bella anche se sei ubriaca e con il rimmel colato, uno che se viene a ballare con te tutto sudato non ti fa senso mettergli una mano sulla schiena e anzi ti diverti di brutto a fare un po' di casino con lui. Uno che anche se non fa la lap dance ti fa ribollire il sangue e se lo ascolti è perché davvero ha delle cose interessanti da dirti. Uno che vale più di tutte le altre categorie dell'ecosistema, e che per quella sera, era rimasto a casa.
Evviva la sposa.

mercoledì 11 aprile 2012

Independence day o meglio mamme comasche


Una sera, a TerrazzaTartini si sono incontrate due comasche e tra una chiacchiera e un'altra si è sancito l'independence day: "una cosa è certa, le donne devono rimanere indipendenti", risposta"senza dubbio".
Non so perché ma in questo periodo mi trovo a scrivere di donne. Eppure non sono mai stata una femminista né convinta né poco convinta. Mi piace dire "donne con le palle" e non mi piace cambiare genere alle parole maschili se si tratta di donne (non me ne voglia la mia amica Lucilla..) mi piace se un uomo mi fa passare per prima o se mi apre la porta e che sappia montare una mensola. Ma mi piacciono anche le donne che se la sanno cavare da sole, che sono appunto indipendenti. Che sanno guidare la macchina e fare benzina. Che non hanno bisogno di un accompagnatore sempre e comunque e che non hanno paura di prendere un treno alle 10 di sera.
"Autonomia e libertà", libertà di avere una vita propria, con le proprie passioni e interessi, libertà di uscire e di stare a casa, autonomia economica, logistica e meccanica.
Un tempo si diceva l'uomo che non deve chiedere mai, oggi mi verrebbe da dire che anche la donna non dovrebbe chiedere, ma poi succede che prende la parte peggiore di un uomo e la mescola alla sua e diventa una brutta copia dell'originale.

E invece l'indipendenza non è fine a se stessa, perché quella non porta a niente se non alla solitudine e all'insoddisfazione. Le vere principesse sono le ragazze che non chiedono mai, ma che sanno confidarsi con il proprio principe, che lo rendono partecipe e orgoglioso di questa indipendenza. Sono quelle ragazze che ogni tanto alzano la mano per dichiarare la pace, per arrendersi e appoggiarsi alla spalla di un amico fidato che le accompagna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, passata a fare e rifare la stessa cosa. Sono le ragazze che dicono "be' oggi guidi tu, perché voglio godermi il paesaggio".
Ecco - secondo me - cosa vuol dire essere autonome.
Dedicato a tutte quelle donne che hanno sempre tutto sotto controllo, a quelle che pensano che sia meglio essere sole piuttosto che in due, a tutte quelle che pensano di salvare il mondo e a quelle che vorrebbero solo un po' di attenzione, ma la storia dell'indipendenza non glielo permette. A quelle che si sono costruite una parte e che fanno di tutto per continuare a restare in scena. Dedicato a me, e alle ragazze della Terrazza!

mercoledì 4 aprile 2012

Domande e risposte, forse


In giro per Bruxelles ci sono molte ragazze che portano il velo, spesso in tinta con la giacca o il maglione che indossano. Le guardo per la cura che hanno nella scelta dei colori (a differenza delle altre cfr. post precedente) Ieri sera ne ho incrociata un'altra e mi è venuto in mente un post lasciato nel cassetto che oggi ripropongo.

"Teatro out off. Spettacolo "mia figlia vuole portare il velo". Mamma e figlia algerine, nella Marsiglia di oggi. Tutto bene, finché la più piccola decide di portare il velo. Iniziano una serie di dialoghi in cui si spiega perché è giusto o non giusto. Ti frullano per la testa una serie di domande che alla fine non hanno una risposta. Chi è veramente figlia dei nostri tempi?
Porti il velo o non lo porti. Occidente e oriente. Chi è veramente schiavo, e chi libero? Il velo è solo il confine entro cui una donna deve stare o è la protezione dell'anima per non diventare un oggetto alla stregua di ogni cosa?
È religione, devozione o solo una regola umana e per giunta maschile per rimarcare la propria egemonia e supremazia. Oppure è il simbolo di una fede profonda e rispettosa di chi non vuole mostrarsi per quello che è, ma per chi è"

Domande che ritornano quando le incrocio con lo sguardo; chissà cosa pensano loro di me, chissà se si fanno le stesse domande. Uscendo dal teatro mi sono rimaste in testa queste parole, che vi lascio come buon augurio o come soluzione: "Vivi come vuoi, io ti rispetterò!"
 

Teatro out off arrivi con i tram 12 e il 14. I tipi della biglietteria sono fuori come dei balconi, ma ti aspettano sei hai cinque minuti di ritardo.

pitcure by Ranoush.

mercoledì 22 febbraio 2012

Amore, ma che belli questi chatouche!


I complimenti che fanno più piacere alle donne sono di due tipi.
I complimenti sulle cose che indossa.
E i complimenti sui capelli.
Le donne i capelli li curano, li tagliano, li colorano, li sfilano, li stirano, ci giocano, ci fanno di tutto, potrebbero anche uccidere per i capelli.


Cari uomini, se una sera tornate a casa e la vostra donna vi mostra orgogliosa un nuovo colore di capelli, cercate di accorgervene, e sappiate che quella è la tinta. E se oltre alla tinta ha anche delle piccole ciocche più chiare, allora ha fatto i colpi di sole, ma se invece sono solo le punte a essere più chiare, quasi sfumate, allora vuol dire che ha fatto gli chatouche e che per fare questo è stata un'ora con la testa cotonata in stile super saiyan a pensare "oh mio dio speriamo che non facciano danni!".
Se arriva con i capelli di lunghezza diversa ha fatto un taglio sca-la-to, se sono più dritti o con delle belle onde ha fatto una piega.
E se invece la vedrete con un cespuglio in testa con dei moncherini bruciati al posto dei capelli, non ha preso nessuna scossa, semplicemente può darsi che la parrucchiera abbia sbagliato qualcosa e le abbia bruciato i capelli facendo la permanente e allora potrete dirle: "Amore, ma che bel vestito che hai!".


Se sul serio i capelli della vostra donna sono bruciati o rovinati o volete farle una sorpresa, portatela da Carla's in viale Tunisia.
Mentre aspettate che sia pronta potete leggere La aventura del tocador de señoras.
E per approfondire l'argomento dal vivo potete fare un salto a Bologna dal 9 al 12 marzo.