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giovedì 6 settembre 2012
Silenzio! Soffia il vento
C'è un vento inconfondibile nelle isole Eolie: caldo e freddo, forte e lento, bianco come le cave di pomice, nero come la sabbia vulcanica. C'è un vento a Vulcano che sa di pietra e se inspiri senti le foglie di salvia e il profumo dei capperi. Dovunque ti trovi il vento c'è sempre e insieme a lui quel silenzio fatto di fruscii alternati, capelli scapigliati e respiri profondi. A capo Grillo, in alto, puoi vedere tutte le isole, sembrano lasciate lì, come dei giocattoli dimenticati. Puoi tornarci mille volte, alla vista tratterrai comunque il respiro per qualche secondo. Potrei continuare per ore, scrivendo di Gelso, della valle dei mostri, dell'odore di zolfo che ormai non sento più e i tramonti rosso fuoco e le burrasche di mare ...ma adesso non posso: il vento è più forte e vuole solo che io stia qui, a farmi scapigliare e coccolare. Nelle isole Eolie c'è un vento inconfondibile, è quello che ti svuota la mente e poi la leviga con la pietra lavica, fino all'ultimo, scorticante, pensiero.
giovedì 30 agosto 2012
Rotolando verso sud
Anche quest’anno, come ogni anno da tanti anni, ho passato le ferie in Sicilia. Per forza, lì c’è la mia famiglia, nipote, zii, cugini, lì c’è la mia casetta in campagna dove trovo sempre la pace. Mica non mi piacerebbe girare il mondo, ma poi mi accorgo che il mio mondo è ancora lì e allora va bene così.
Ok 3 settimane a Salemi, ma un giretto da qualche parte? Giusto, se po’ fa’.
6 agosto, 40 gradi all’ombra, la mia cara e vecchia Toyota Yaris che quante ne ha viste, chi lo sa, costumino, macchina fotografia e via, 400 km fino a Noto.
Che posti ragazzi. Il mio ragazzo poi, che è meglio di una Lonley Planet, ha prenotato un agriturismo all’interno di una riserva naturale, a Vendicari, alle pendici di Noto, in mezzo alla natura, a due passi da un mare caraibico. Che ve lo dico a fare? Il paradiso terrestre. 10 ettari di alberi di arance, ulivi, orti, vigneti e una bella “ficara”, il mio preferito. E poi cavalli, cani e mosche, tutto in perfetta armonia.
Quattro giorni sono pochi ma noi avevamo un programma da urlo. Sveglia alle 8, colazione, bagno in una caletta della riserva e poi su in macchina, verso la Sicilia barocca. Chi se la scorda la visita a Scicli, la cittadina dei tre colli e del commissario Montalbano. Con una card da 5 euro un gruppo di ragazzi ci ha accompagnato per i principali monumenti e chiese e fra i luoghi di Camilleri (mihhh, è diventato un business da quelle parti!), con una passione per la loro terra da brivido. Mi sono sentita in colpa perché io ero quella che la sua terra l’aveva abbandonata, lasciata all’oblio, loro quelli che ancora ci credono e stanno lì, nonostante tutto. Mi hanno dato una lezioncina che ancora mi brucia.
La tappa a Modica era obbligatoria perché come mangi il cioccolato lì manco in Svizzera. Ovvio che poi Ragusa Ibla è lì attaccata e merita il viaggio, però se magari le chiese non chiudessero dalle 13 alle 17 sarebbe meglio.
Che dire di Noto, girata e rigirata, sopra e sotto per le sue vie aristocratiche, all’ombra dei palazzi sfarzosi, aridi, bruciati dal sole. Se vai ad agosto tutte le chiese sono aperte fino a mezzanotte e anche lì dei ragazzi del posto ti guidano e ti portano su in alto, a guardare la città dai campanili o dalle terrazze. Piccola chicca, a Noto Zeffirelli ha girato “Storia di una capinera”. Chi non l’avesse visto, film raffinato che racconta una storia d’amore ai tempi di Verga.
A Siracusa vedi Ortigia e poi muori. Nel senso che se morissi lì saresti contento comunque. Ci hanno messo piede i greci e i romani, aggiungi un pizzico di barocco e il cocktail è perfetto.
A Siracusa vedi Ortigia e poi muori. Nel senso che se morissi lì saresti contento comunque. Ci hanno messo piede i greci e i romani, aggiungi un pizzico di barocco e il cocktail è perfetto.
Figo girare in macchina come una turista a casa sua. Guardare le cose come fosse la prima volta, emozionarmi davanti a una fila sterminata di fichi d’India e chiacchierare con i vecchietti nei bar di tutto e di niente. Sto forse diventando troppo milanese?
Venite in Sicilia, dove volete. E se potete poi non lasciatela più.
EL
mercoledì 29 agosto 2012
Acqua di Sicilia
Sicilia e mare per 15 giorni. Vacanze a due, a tre, a quattro, vacanze in famiglia e vacanze mangerecce, anche troppo.
Abbiamo girato per 3000 km lungo autostrade e stradine di montagna guardando fuori dal finestrino: il deserto della Turchia, i campi coltivati, gli ulivi, la terra bruciata per preparala a un raccolto futuro, le buganville viola e il mare da lontano.
Abbiamo girato spiagge e mari ogni giorno, ma non sono riuscita a fare una classifica.
Riserva di Capo Gallo: si paga il pizzo per entrare, Alice ha provato in tutti i modi a protestare ma non si può far nulla. Siamo entrati dalla parte di Palermo e siamo arrivati fino al faro. Un po' un impresa per arrivare al mare, ma ne vale la pena. Acqua blu e incontaminata.
San Vito Lo Capo: un ombrellone con due lettini in prima fila costano 20 euro al giorno. Sabbia caraibica e mare cristallino. Peccato per la giornata ventosa.
Selinunte: ci sono due spiagge, una vicino alla pineta e l'altra sotto l'acropoli. La pineta è migliore, ma volete mettere la soddisfazione di fare il bagno guardando i resti dei templi greci?
Capo Milazzo: seguite le indicazioni per il santuario di Sant'Antonio. Da li scendete per la piscina di Venere. Un quarto d'ora sotto al sole in discesa (ricordatevi che poi ci sarà la salita). Arriverete a una pozza d'acqua tra le rocce, che si apre al mare aperto. Peccato solo per un po' di sporcizia che la gente cafona lascia in giro. Non mangiate la granita del bar nella piazzetta, è ghiaccio.
Fatevi un giro a Montalbano e compratevi una pagnotta e una provola. Paesino Medioevale molto carino e se siete fortunati lo vedrete anche vestito a festa.
Cefalù: acqua bella, paesaggio fantastico. E se avete tempo fatevi un giro per la città, sentirete un odore di bucato che vi riporterà a quando la nonna faceva la lavatrice e stendeva le lenzuola.
Capo D'Orlando: non fermatevi alla spiaggia più vicina, ma spostatevi verso la spiaggetta vicino alle rocce. Lì non ci sono lidi, quindi portatevi l'ombrellone e qualcosa da mangiare. Alla fine della giornata prendetevi una granita al Bar Giulio c'è anche il gusto pesca malvasia. Già che ci siete andate a visitare San Marco D'Alunzio, un paesino magico, con radici antichissime costruito sui Nebrodi.
Roccalumera: una spiaggia nel vero senso della parola, acqua calda e perfetta per nuotare. Li vicino c'è Savoca, dove trovate le mummie e il bar dove è stato girato il padrino.
Sant'Agata, Messina: non so come sia possibile ma l'acqua è fresca e trasparente. In una città così, è un miracolo. Fateci un giro!
E poi c'è l'acqua di Scilla, terra nemica, ma con un paesaggio bellissimo, direbbero i messinesi. Acqua cristallina. Mangiatevi una granita al bar Zanzibar, le fa buone e anche di più di alcuni bar dell'altra sponda.
Qualunque mare abbiate deciso di provare, non ve ne pentirete. Ma state attenti a non toccare il sedere alla vostra ragazza quando siete in acqua. È talmente trasparente che vi vedrebbero tutti.
lunedì 23 aprile 2012
Ricordo di un'estate
Oggi riproponiamo un vecchio ricordo: due anni fa o ieri, Sicilia senza tempo.
Ci sono una comasca, una lecchese e una milanese che decidono di andare in vacanza in Sicilia. È cominciato tutto così e si è trasformata in una vera e propria avventura. Ma iniziamo dal principio e, vi scriviamo un po’ cosa hanno scoperto tre nordiche in terra siciliana. Tre ragazze simili e diverse nello stesso tempo, che approcciano la vita e le esperienze in modi e con occhi differenti. Barbara è per definizione un’entusiasta e grazie a lei abbiamo avuto l’idea di rendere la nostra vacanza partecipata. Lucilla è la più profonda: quando apre bocca incanta. Attraverso il suo amico Davide siamo riuscite a creare l’immagine che ci ha accompagnato per tutta la vacanza. Eleonora è la più razionale: quella che mette la sveglia alla mattina e ci mette la giusta concretezza. Siamo arrivate a Palermo il 10 agosto e ce ne siamo andate a malincuore da Catania il 20 dello stesso mese. L’obiettivo della vacanza era quello di girare la Sicilia in compagnia dei nostri amici e colleghi della Regione Lombardia, conoscerli nella Terra dove sono nati. Divertirsi insieme e scoprirsi più amici. Siamo state accolte a braccia aperte e siamo state trattate come delle regine. La sensazione è che le loro vite si siano fermate per dedicare tutto il tempo a noi. Ognuno, a suo modo, ci ha fatto conoscere la Sicilia attraverso i propri occhi. Chi più legato alla famiglia, chi agli amici, chi alla propria città. Ogni siciliano ci ha dimostrato fino in fondo la sua sicilianità. Per ringraziarli della loro ospitalità, abbiamo regalato a ognuno la nostra maglietta: Facce da Sicilia. Come se fosse un segno distintivo della nostra vacanza, una sorta di trofeo. Un modo di dire, siamo un gruppo. Tre facce, le nostre, che ognuno di loro ha indossato. Tutto è nato dall’idea di realizzare una vacanza partecipata. Abbiamo creato il gruppo Facce da Sicilia su Facebook in cui chiedevamo a chi era già stato in Sicilia e ai siciliani stessi di darci consigli su dove andare, cosa fare, dove dormire, cosa mangiare. Molti di loro ci hanno postato canzoni, stralci di film o di video, libri da leggere e dritte su strutture dove alloggiare. Siamo riuscite così a costruire un percorso. Una sera, scherzando con l’amico di Lucilla, si è deciso di fare un logo per il nostro viaggio, poi si è pensato di portare un regalo a tutti come per ringraziarli e così sono nate le magliette: in tutte le taglie e per tutti i gusti. Il nostro giro è partito da Palermo, abbiamo toccato Salemi e il Trapanese con Segesta e Erice, Cefalù e Messina. Siamo arrivate a Taormina e poi giù e giù fino a Capo Passero. Le emozioni che ci siamo portate a casa sono tantissime: il cibo, la gente, il mare, i luoghi, i proverbi e i sorrisi, tanti. Tutto resterà impresso nelle nostre menti. Palermo è passionale, si passa dal carretto che frigge al momento le panelle alla Cattedrale con il suo respiro spagnoleggiante. Salemi, prima capitale d’Italia, che cerca di rimettersi in piedi dopo le ferite del terremoto. Cefalù con il suo odore di bucato. Messina e la tradizione della Vara e dei Giganti che ci ha fatto riscoprire l’orgoglio della propria città natale. E poi la costa orientale. Si parte da Taormina e la sua Isolabella; come una conchiglia che contiene una perla, Taormina conserva il Teatro Antico. Ci sediamo sui gradini del Teatro per vedere il balletto, ma contempliamo il panorama con il mare e la luna che fanno da cornice. Siracusa, Noto, Modica, città barocche, ci incantano con la loro luce color miele e arriviamo fino a Capo Passero. Nelle nostre valigie (solo piccoli bagagli a mano chè siamo donne del nuovo Secolo) insieme ai vestiti stropicciati, riportiamo a casa qualche insegnamento. Abbiamo capito che per conoscere la Sicilia bisogna percorrere le strade secondarie, quelle statali; di giorno si vedono i campi coltivati e di sera non ci sono luci, il caldo scende e le stelle fanno da guida. Ora sappiamo che il fritto è quasi una religione. Che ogni colpo di clacson ha un significato. E che una giornata senza granita non è giornata. Un’estate così è difficile da dimenticare e persino da descrivere. Di certo, nel freddo inverno milanese riassaporeremo lo stupore di questo viaggio, la bellezza dei luoghi e il calore (e il colore) dell’amicizia. Semu ricchi e no sapemu.
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