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venerdì 7 giugno 2013

Il figlio di Anchise


È nato alle 6 del pomeriggio del 6.6.2013 che se lo sommi fa di nuovo 6. Insomma è il figlio del diavolo. E con una zia così non poteva nascere diversamente.
Lo aspettavamo da mesi e suo padre da anni, chissà quante cose si è già immaginato: l'avrà già visto sposato con 2 figli, avrà immaginato la laurea, i primi passi, i primi concerti e quando lo scoprirà a fumarsi le canne con gli amici. Io invece immagino un bimbetto minuscolo, magari un po' bruttino come tutti i bimbi appena nati. Anche se quando lo vedrò diventerà il bambino più bello del mondo e nei mesi anche il più intelligente e più sveglio e più tutto e "non perché sono sua zia".
Terrazza Tartini oltre al blog delle liste è diventato anche il blog delle novità e delle ricorrenze: ormai ci sono nascite, fidanzamenti e matrimoni.
E come potevo non parlarvi di Enea? Il bambino che porterà sulle spalle suo padre e che sarà perseguitato da tutti gli insegnanti di lettere tanto che un giorno odierà Virgilio e la prof di italiano e anche un po' i suoi genitori per il nome che gli hanno dato, "che ne so non mi potevano chiamare Giovanni, Luca, Matteo così tutte le volte non c'era sta storia di Virgilio e del figlio che porta il vecchio?"
La nonna è impazzita, gli sta già comprando il guardaroba per i prossimi 18 anni, forse è un po' esagerata ma un giorno Enea sarà così contento di essere coccolato e viziato da lei, che quasi lo invidio già.
Ha due genitori new age che hanno tutte le loro idee strane sul parto e sullo sviluppo del bimbo: mi hanno spiegato che i 9 mesi dopo il parto fanno ancora parte della gestazione. Io non ho capito bene, ma non ti preoccupare piccolino ti verrò a salvare, hanno creato le zie e gli zii apposta; anche se, patti chiari, non ti farò mangiare le schifezze e non ti porterò al Mc Donald's!
Ah mi dispiace se non avrò nessun regalo da portarti in questi primi giorni di vita, ma non è colpa mia, ma sempre dei tuoi genitori stravaganti che non hanno ancora preparato la tua cameretta. Eh si sono un po' strani, un po' alternativi, ma non volergli male e fattene una ragione: nessuno di noi è nato con i genitori perfetti. Ci saranno fasi della vita in cui non li sopporterai, altre invece in cui penserai che tuo padre è un grande e altre ancora in cui tutti i loro comportamenti ti saranno più chiari e famigliari.
Per adesso goditi il momento, ci sarà un po' di casino e vedrai un sacco di facce sorridenti, tante persone adulte che ti faranno versi strani, avranno facce enormi e denti enormi. Chiameranno le cose con suoni incomprensibili: brum brum, miao e bau. Ci saranno colori nuovi e suoni nuovi che ti riempiranno la testa.
Ti regaleranno le cose più impensabili: oggetti volanti, rumorosi, morbidi e divertenti da buttare per terra. La mamma ti racconterà delle storie fantastiche, ti farà ascoltare la musica di bob marley e di Elvis.
All'inizio sarà una pacchia: dormirai, mangerai e ogni tuo desiderio sarà un ordine. Fanne buon uso e se hai problemi chiama la zia che ti salva sempre.
Benvenuto piccoletto, un giorno farai stragi di cuore, o forse hai già iniziato!

martedì 8 gennaio 2013

Nascita di un silurino biondo



Il 29 dicembre alle 18.34 sono diventata zia.
12 ore di travaglio in sala parto sono un'infinità di tempo per fare un sacco di cose. Ad esempio sbraitare stupidamente con il fidanzato per uno stupido motivo -inutile dirlo, ma ne approfitto per fare pubblicamente ammenda: sorry!
Oppure leggere, provare qualche gioco in stile chi vuol esser milionario, immaginarsi il colore degli occhi e dei capelli della bimba che sta per nascere, discutere sui nomi dei figli futuri. Osservare le famiglie che sono con te in sala d'attesa e condividere un pezzetto di vita con loro.

Siamo arrivati in ospedale prima di pranzo, molto emozionati, come gli altri parenti in sala d'attesa. La prima volta che un fagiolino è uscito dalla sala parto, avvolto in coperte verde ospedale, in braccio al suo papà, i rubinetti di tutte le donne si sono aperti all'istante - ottimo inizio, considerato che non avevamo nessun vincolo di parentela con il neonato.
Poi sono arrivati due gemelli, piccolissimi e con qualche problemuccio da aggiustare, e una zia e dei nonni iper preoccupati: la nonna si sente svenire e i medici arrivano in corsia con la barella.

Fratellini e sorelline più grandi si aggirano avanti e indietro impazienti di vedere finalmente chi fra qualche mese gli romperà tutti i giocattoli.

Nostro papà, ormai quasi nonno, che non è venuto in ospedale, telefona puntuale come le contrazioni per avere aggiornamenti: ancora niente, siamo a metà dilatazione, forse si fa l'epidurale; un poco di riposo per la mamma che è stanchissima e anche per il papà che le è accanto. Ok forse adesso ci siamo, iniziano le spinte. Gli zii parlano e scattano qualche foto, siamo emozionati e non sappiamo come far andare più veloce il tempo.
Le nonne riescono a infilarsi nel corridoio e da lontano, mentre sentono urla e pianti, cercano di farci dei gesti come a dire "forse è nata, però aspettate, sentiamo piangere!", ma il telefono senza fili funziona male, o forse troppo bene, e non capiamo un accidente. Finalmente il volto radioso delle nonne è più chiaro di qualsiasi gesto e dopo un po' di minuti arrivano in corridoio. La mamma sul lettino, stanca, sfinita e bellissima, spinta dalle ostetriche che sono il motore di ogni parto. Il papà, che le cammina accanto, orgoglioso con gli occhi ancora un po' rossi. E in braccio: Emma. Un silurino biondo troppo lungo per la coperta verde d'ordinanza, con indosso la prima tutina. I capelli sono bagnati, le manine sono bluastre per lo sforzo fatto, e gli occhi sono vispi.

Benvenuta Emma, inizia l'avventura assieme a tutte le persone che ti amano e che ti hanno aspettato per nove mesi, più 12 ore.

mercoledì 26 dicembre 2012

La mia notte di Natale


Erano i primi giorni di luglio, quando abbiamo saputo che saresti arrivata. Ti abbiamo desiderata sin da subito. Nell’agosto 2001, io e il tuo babbo ci siamo conosciuti; ad ottobre, seduti su una panchina davanti alle colonne di San Lorenzo abbiamo deciso il tuo nome.

È lui che ti ha più desiderato, non che io non ti volessi, ovvio, ma avevo paura. Paura del cambiamento, delle nuove responsabilità e non meno ero terrorizzata dal dolore del parto.
È stato tuo padre con la sua serenità e con il suo modo si semplificare le cose a tranquillizzarmi. 

Il tempo dell’attesa è stato meraviglioso: io vivrei in gravidanza. 

All’inizio sai di aspettare un bambino, ma non lo senti, non lo vedi, puoi solo fantasticare su come sarà. Tutto cambia quando all’improvviso lo senti muoversi dentro di te, e allora percepisci che lui c’è veramente, che non è più solo un sogno, un’idea. 

Mi ricordo le sere passate con le mani sulla pancia per capire com’eri messa, (purtroppo a testa in su) e i piccoli colpetti che ti davo ai quali rispondevi con un calcio. Quanti tentativi ho fatto per farti girare: posizioni yoga, sigari sul mignolo del piede, ore e ore a parlarti per convincerti e alla fine ti hanno dovuto girare i medici, perché nel frattempo la paura del parto era svanita. Volevo un parto naturale a tutti i costi e l’ho avuto: 14 ore di travaglio, lungo, doloroso, impegnativo. L’esperienza più grandiosa della mia vita.
Sono contenta che sia accaduto di sera, perché non c’erano le luci e il rumore del giorno, ma eravamo solo io e te quella notte. Io e te a passeggiare in salotto. Io e te nella vasca da bagno. Io e te mentre tra una contrazione e l’altra mi addormentavo. Io, te e babbo quando mi ninnava sussurrandomi all’orecchio. Io, te e babbo, che mi massaggiava le gambe quando arrivava il dolore. Io, te e babbo quando mi teneva la mano. Io, te e babbo quando finalmente mi dice: “ È nata Beatrice!”. 

Ti hanno messo sulla mia pancia. E tu eri lì il sogno era diventato realtà. 

Tu sei il nostro dono del cielo, per noi un doppio dono, un superegalissismo - come ci piace dire- perché oltre a essere una bimba sana, sei nata pelatina, bionda e con gli occhi azzurri, proprio come noi desideravamo e ti immaginavamo. 

Tu come ogni bimbo che nasce sei un miracolo, il miracolo che può essere compiuto dall’Amore grande che unisce due sposi. 

Bambina mia, questo è l’inizio della tua vita, che spero sia lunga e serena, ricca d’amicizie e piena d’Amore, come questa notte di Natale. 

Con amore, la tua mamma.