Mi ricordo quando un giorno, dopo l’ennesimo venerdì-di-passione-lacrime-e-sangue, stremata da una notte infinita, mi sono alzata alle 6, ho fatto le pulizie, ho controllato tutti gli aggiornamenti twitter, le mail, sono andata su facebook e volevo scrivere come al solito uno status di fuego per mettere in piazza i miei sentimenti. Mi sono bloccata, ma volevo comunque postare qualcosa e così ho trovato un bel video di Sollima che suona il suo violoncello. Ci ho messo accanto una frase del tipo: “il cello di Sollima ti squarcia il petto” che tradotto con womentranslator più o meno suona così: non ho chiuso occhio per colpa tua brutto °*°SLSé***°§. Il mio fidanzato mi prenderà in giro a vita per questa cosa, ma è davvero così, e la musica ha accompagnato i momenti più importanti della mia vita.
Il cambiamento è arrivato alla finestra di Rue de Noyer, davanti al cielo plumbeo bruxelloise, assieme a De André che cantava quello che poi sarebbe stato.
I momenti migliori con le mie amiche si possono definire con due aggettivi: tamarri e trash, con qualche tocco orientaleggiante.
La dichiarazione più importante e bella ha ripercorso la storia di Suzanne –vi propongo la mia versione preferita, cantata dalla meravigliosa Joan Baez.
E tra poco festeggerò per la terza o quarta volta i miei trent’anni con un super concerto all’Alcatraz…
In qualsiasi luogo voi siate: al carroponte ad ascoltare e ‘soffrire’ con Vinicio Capossela che canta e recita sotto un manto stellato; o al Teatro dal Verme, a un Blind Date, ad ascoltare le improvvisazioni di Cesare Picco in un teatro completamente buio –fa una certa impressione, come essere annegati nel mezzo dell’oceano e scendere negli abissi accompagnati dalle note di un pianoforte.
Oppure al Forum di Assago, dove a settembre, durante il Festival Mito, con soli 5 euro si possono ascoltare dei geni della musica classica.
O ancora alla Scala di Milano, che non è poi così irraggiungibile, nel loggione, dove puoi commuoverti in santa pace mentre ascolti le prove aperte dei concerti milanesi. Provare per credere: c’è tempo fino al 10 febbraio per acquistare un carnet, e se trovate ancora posto in galleria mi troverete con la mia amica ad ascoltare e commentare: “certo che questa musica ti squarcia il petto”.
Nessun commento:
Posta un commento