mercoledì 26 dicembre 2012
La mia notte di Natale
Erano i primi giorni di luglio, quando abbiamo saputo che saresti arrivata. Ti abbiamo desiderata sin da subito. Nell’agosto 2001, io e il tuo babbo ci siamo conosciuti; ad ottobre, seduti su una panchina davanti alle colonne di San Lorenzo abbiamo deciso il tuo nome.
È lui che ti ha più desiderato, non che io non ti volessi, ovvio, ma avevo paura. Paura del cambiamento, delle nuove responsabilità e non meno ero terrorizzata dal dolore del parto.
È stato tuo padre con la sua serenità e con il suo modo si semplificare le cose a tranquillizzarmi.
Il tempo dell’attesa è stato meraviglioso: io vivrei in gravidanza.
All’inizio sai di aspettare un bambino, ma non lo senti, non lo vedi, puoi solo fantasticare su come sarà. Tutto cambia quando all’improvviso lo senti muoversi dentro di te, e allora percepisci che lui c’è veramente, che non è più solo un sogno, un’idea.
Mi ricordo le sere passate con le mani sulla pancia per capire com’eri messa, (purtroppo a testa in su) e i piccoli colpetti che ti davo ai quali rispondevi con un calcio. Quanti tentativi ho fatto per farti girare: posizioni yoga, sigari sul mignolo del piede, ore e ore a parlarti per convincerti e alla fine ti hanno dovuto girare i medici, perché nel frattempo la paura del parto era svanita. Volevo un parto naturale a tutti i costi e l’ho avuto: 14 ore di travaglio, lungo, doloroso, impegnativo. L’esperienza più grandiosa della mia vita.
Sono contenta che sia accaduto di sera, perché non c’erano le luci e il rumore del giorno, ma eravamo solo io e te quella notte. Io e te a passeggiare in salotto. Io e te nella vasca da bagno. Io e te mentre tra una contrazione e l’altra mi addormentavo. Io, te e babbo quando mi ninnava sussurrandomi all’orecchio. Io, te e babbo, che mi massaggiava le gambe quando arrivava il dolore. Io, te e babbo quando mi teneva la mano. Io, te e babbo quando finalmente mi dice: “ È nata Beatrice!”.
Ti hanno messo sulla mia pancia. E tu eri lì il sogno era diventato realtà.
Tu sei il nostro dono del cielo, per noi un doppio dono, un superegalissismo - come ci piace dire- perché oltre a essere una bimba sana, sei nata pelatina, bionda e con gli occhi azzurri, proprio come noi desideravamo e ti immaginavamo.
Tu come ogni bimbo che nasce sei un miracolo, il miracolo che può essere compiuto dall’Amore grande che unisce due sposi.
Bambina mia, questo è l’inizio della tua vita, che spero sia lunga e serena, ricca d’amicizie e piena d’Amore, come questa notte di Natale.
Con amore, la tua mamma.
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