venerdì 17 febbraio 2012

Realtà o fantasia?



Ieri sera mi hanno fatto riflettere sul significato di essenza: e cioè qualcosa di profondo, quello che è primordiale, la vera parte di noi. Con il tempo la nostra essenza si è ricoperta da una corteccia protettiva che, a lungo andare, è diventata una vera e propria scorza. Dalla protezione si è passati all’isolamento. Un isolamento mentale e cognitivo che ci spinge a guardare la realtà secondo degli schemi. 


La realtà è così complicata che cerchiamo di semplificarla attraverso alcune scorciatoie cognitive che ci portano a dire che la realtà non è più oggettiva. Spesso ci raccontiamo una realtà tutta nostra. La fantasia supera la realtà o la realtà si costruisce sotto i nostri occhi? Quando viviamo e agiamo nel mondo, siamo condizionati da quello che ci circonda, dalla nostra cultura, dai nostri amici, da quello che leggiamo, dal contesto in cui siamo cresciuti. 


Aveva  ragione Platone a dire che esiste solo l’idea delle cose? All’interno dell’iperuranio stanno le cose vere. C’è l’idea di tavolo, non il tavolo, ma c’è anche l’idea di amore, non l’amore come lo proviamo. Quello si modifica e si esprime in base alla nostra visione dell’amore. Per me dire ti amo è come fare un giuramento inequivocabile; forse per qualcun altro è "solo" una dimostrazione di affetto. Ognuno guarda e ha un’idea di tavolo diversa dall’altro. E questo purtroppo o per fortuna agevola o impedisce il nostro rapporto con gli altri. Sembra che ognuno di noi abbia delle caratteristiche, consce ed inconsce che lo fanno stare nel mondo. 


 E’ un argomento affascinante, che di questi tempi ho trattato più volte. Dove tutto, in qualche modo diventa relativo. Ma non nel senso brutto del termine, bensì nella sua accezione più positiva. Nell’ultimo anno ho riflettuto molto sui concetti di diversità e cambiamento e in qualche modo questa idea di realtà espansa mi aiuta a capire che ognuno è fatto a suo modo. Se nel lavoro, capire chi è l’altro serve ad attuare una “strategia” vincente per raggiungere meglio l’obiettivi. Nella vita privata, riuscire a capire chi si ha di fronte, fa diventare grandi le relazioni. 


E’ ovvio che il percorso su di sé è molto difficile, soprattutto per me , legata indissolubilmente al mio istinto aggressivo e alla mia testa cinica. Sto imparando ad evitare i ragionamenti bianco/nero, giusto/sbagliato, accogliendo i grigi e le sfumature che si creano. Ma anche i nuovi colori. 


 La diversità mi fa ancora paura, ma da qualche tempo un pochino meno. 


Ghandi ha detto “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” e vorrei che ognuno fosse libero di pensarla come vuole ed essere accettato per come è o sarà.


In alto: René Magritte, La condizione umana. 1935

1 commento:

  1. quando si incomincia a conoscersi e a conoscere un po' anche gli altri ti si apre un mondo nuovo e anche i rapporti interpersonali diventano meno complicati.
    E' bello quello che scrivi e ancora più bello leggere che finalmente hai scoperto che, oltre ai sette colori ben definiti dell'arcobaleno, ci sono un sacco di "sfumature" !!!!!
    ernestina

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