lunedì 5 marzo 2012

In viaggio sull'82


Qualche mese fa mi hanno rubato la bicicletta davanti all’ufficio per la seconda volta, ho capito il messaggio e ho incominciato ad utilizzare i mezzi. Quindi da qualche mese, prendo l'82. L'autobus che da casa mi porta in stazione centrale.
Uno di quegli autobus "parlanti" che dice viale Genner invece che Jenner.

Lo prendo tra le 8,30 e le 9,00 e ogni mattina è come incontrare un pezzetto di mondo. Lo puoi trovare pieno zeppo, oppure completamente vuoto, non c'è una logica. Spesso è vuoto il primo giorno del mese, quando c'è il cambio dell'abbonamento e salgono i controllori, ma a volte lo trovi vuoto anche alle 9.00
Sull'82 incontri tutte le razze: italiani, nord africani, ragazzi di colore, barboni e ricche signore. C’è proprio tutto.
Capita che ci sia un odore nauseabondo, quello dei ragazzi che vanno a scuola e che sono nell’età dell’adolescenza, un po’ brufolosi, un  po’ sudati. Oppure ti può capitare di stare vicino a una signora tutta profumata, anche troppo; quei profumi che non ti liberi più.
Una mattina ho incontrato una mamma indiana con sua figlia di 10 anni, ripetevano insieme la lezione di inglese, intercalando indiano e italiano. Oppure trovi bambini che parlano in italiano a genitori che invece si ostinano ad usare la loro lingua d’origine. Vicino piazzale Lagosta sale una mamma con due bimbi, un maschio e una femmina, ridono sempre e si fanno gli scherzi.
Un’altra volta sono salite mamma e figlia, correvano per non perderlo, e la piccola salta su piangendo: aveva paura che la mamma non l’aspettasse e salisse sull’autobus da sola. Un altro giorno invece sono saliti una coppia di rumeni con tre gemelli, l’autobus era pieno e i bimbi hanno cominciato a piangere urlando…
Una sera, tornando dal corso di danza, sono salita e c’era una puzza pazzesca, in fondo all’autobus c’era un povero barbone con tutta la sua casa. Là dove c’era lui era tutto vuoto e i passeggeri si accalcavano tutti verso l’entrata. Era divertente guardare le facce di chi saliva, un urto di vomito che ti prendeva la bocca dello stomaco. Io non vedevo l’ora di scendere!
Quando salgo, provo a districarmi nel marasma, cerco di trovare un angolino tutto mio e tiro fuori il libro che sto leggendo, ma spesso mi perdo nei miei pensieri e guardo le persone che mi circondano, sorrido ai bambini e invento delle strane storie sulle persone che vedo. E’ un gioco che mi ha insegnato la mia amica Lucilla: guardi una persona e ci inventi su una storia. E’ divertente, ve lo consiglio!
Sull’82 saltano tutti i pregiudizi: trovi ragazzi di colore che lasciano il posto alle signore attempate, e trovi un uomo puzzolente con una faccia segnata dal lavoro e dalla povertà, parla in una lingua incomprensibile e pensi arrivi da chissà dove, in realtà ti accorgi che è di Napoli o lì vicino.
Io e l’82 ci rincorriamo sempre come due innamorati, anzi lui passa prima di me e io non lo prendo mai in tempo. Sfugge e lo devo aspettare per altri 10 minuti. Ma quando arriva mi si illuminano gli occhi, salgo e mi invento una nuova storia e in pochi minuti sarò a casa.

3 commenti:

  1. bello, hai fatto bene ad ascoltare il suggerimento che ti abbiamo dato giovedì scorso a cena !!!!
    erni

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  2. madonna che povertà di contenuti e quante parole inutili. oltre a una leggerissima vena di razzismo spacciata per cosmopolitismo.

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    1. Su Terrazza Tartini scriviamo della nostra vita quotidiana con storie più o meno serie. Più che alle idee guardiamo ai fatti, e ci prendiamo molto poco sul serio.

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