giovedì 21 giugno 2012

Galle, non galline



Sono le 21.40 e il mio programma radio preferito ha dedicato la puntata ai cantanti vegetariani.
Mettono su la canzone di Moby, una delle più famose.
Sono in macchina sul dosso della circonvallazione e il sole non è ancora tramontato quindi riesco a vedere il crepuscolo in lontananza.
Questa canzone mi ricorda sempre la mia amica Silvia perché la prima volta che ho sentito dal vivo questa canzone ero al Café Belga e lei invece era andata a vedere una partita di calcio di uno del nostro palazzo che le faceva il filo. C'era un sacco di gente e io pensavo che stessero girando una pubblicità e invece c'era Moby che ha improvvisato un concerto per tutti. Si è mangiata le mani mentre la chiamavo in diretta per dirle di venire e lei era dall'altra parte della città.
Comunque questo non è un post su Moby, questo è un post sulle mie amiche nella mia vita da grande. Le amiche che hanno iniziato ad affollare la mia quotidianità dagli anni dopo la laurea.
Uscita dalle quattro mura e due chiostri dell'università, in mezzo alle avventure gustose della vita, ho scoperto amiche profondamente diverse da me eppur simili in alcuni tratti, che mi hanno accompagnato nelle decisioni importanti, anche se non erano d'accordo con i miei principi, che hanno organizzato viaggi, gite, colazioni, feste, cene, sorprese, pomeriggi, sere e mattine -e vi assicuro che non basterebbero 100 ragazzi per stare dietro all'energia e all'inventiva delle mie amiche.
Che mi hanno costretto a discutere, a dire no, e a volte anche vaffanculo.
Che quando mio papà è stato operato sono state vicine e discrete senza assillarmi di domande-stupide-che-fa-la-gente.
Che quando gli ho presentato chi di dovere sembrava un esame più importante della maturità.
Che hanno condiviso con me la cena, il lavoro, la casa e perfino le mutande.
A tutte voi dedico la canzone di Moby che Silvia si è persa dal vivo, e a tutte voi dico: grazie, siete delle galle.

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