giovedì 30 agosto 2012

Rotolando verso sud


Anche quest’anno, come ogni anno da tanti anni, ho passato le ferie in Sicilia. Per forza, lì c’è la mia famiglia, nipote, zii, cugini, lì c’è la mia casetta in campagna dove trovo sempre la pace. Mica non mi piacerebbe girare il mondo, ma poi mi accorgo che il mio mondo è ancora lì e allora va bene così.
Ok 3 settimane a Salemi, ma un giretto da qualche parte? Giusto, se po’ fa’.
6 agosto, 40 gradi all’ombra, la mia cara e vecchia Toyota Yaris che quante ne ha viste, chi lo sa, costumino, macchina fotografia e via, 400 km fino a Noto.
Che posti ragazzi. Il mio ragazzo poi, che è meglio di una Lonley Planet, ha prenotato un agriturismo all’interno di una riserva naturale, a Vendicari, alle pendici di Noto, in mezzo alla natura, a due passi da un mare caraibico. Che ve lo dico a fare? Il paradiso terrestre. 10 ettari di alberi di arance, ulivi, orti, vigneti e una bella “ficara”, il mio preferito. E poi cavalli, cani e mosche, tutto in perfetta armonia.
Quattro giorni sono pochi ma noi avevamo un programma da urlo. Sveglia alle 8, colazione, bagno in una caletta della riserva e poi su in macchina, verso la Sicilia barocca. Chi se la scorda la visita a Scicli, la cittadina dei tre colli e del commissario Montalbano. Con una card da 5 euro un gruppo di ragazzi ci ha accompagnato per i principali monumenti e chiese e fra i luoghi di Camilleri (mihhh, è diventato un business da quelle parti!), con una passione per la loro terra da brivido. Mi sono sentita in colpa perché io ero quella che la sua terra l’aveva abbandonata, lasciata all’oblio, loro quelli che ancora ci credono e stanno lì, nonostante tutto. Mi hanno dato una lezioncina che ancora mi brucia.
La tappa a Modica era obbligatoria perché come mangi il cioccolato lì manco in Svizzera. Ovvio che poi  Ragusa Ibla è lì attaccata e merita il viaggio, però se magari le chiese non chiudessero dalle 13 alle 17 sarebbe meglio.
Che dire di Noto, girata e rigirata, sopra e sotto per le sue vie aristocratiche, all’ombra dei palazzi sfarzosi, aridi, bruciati dal sole. Se vai ad agosto tutte le chiese sono aperte fino a mezzanotte e anche lì dei ragazzi del posto ti guidano e ti portano su in alto, a guardare la città dai campanili o dalle terrazze. Piccola chicca, a Noto Zeffirelli ha girato “Storia di una capinera”. Chi non l’avesse visto, film raffinato che racconta una storia d’amore ai tempi di Verga.
A Siracusa vedi Ortigia e poi muori. Nel senso che se morissi lì saresti contento comunque. Ci hanno messo piede i greci e i romani, aggiungi un pizzico di barocco e il cocktail è perfetto.
Figo girare in macchina come una turista a casa sua. Guardare le cose come fosse  la prima volta, emozionarmi davanti a una fila sterminata di fichi d’India e chiacchierare con i vecchietti nei bar di tutto e di niente. Sto forse diventando troppo milanese?
Venite in Sicilia, dove volete. E se potete poi non lasciatela più.
 EL
(*) La ficara è un albero di fichi. Per non essere impreparati potete dare un occhio a questo dizionario siciliano-italiano!

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