Una mattina mi sono svegliata ed ero scomparsa. Non esistevo più, mi sono girata e rigirata ma non trovavo più i ricordi, le emozioni e le storie passate: niente foto, niente immagini, niente lettere e biglietti.
Una mattina mi sono svegliata e ho visto la mia città sempre più sfocata, dove è rimasta la famiglia e un amico lontano che resta il più vicino.
Una mattina mi sono svegliata e sono arrivata ai trenta con nuovi amici, un lavoro a metà strada, la voglia di cambiare che non mi abbandona mai e che ogni tanto mi fa sbagliare, una vita che non pensavo e un fidanzato che se me lo dicevano qualche anno fa avrei detto di no grazie.
Una mattina mi sono svegliata e mi hanno detto che ero cambiata e mi hanno salutata. Sarà milano, sarà lo smog o la gente che ci vive che mi ha contaminata. Le feste in maschera, le magliette estive, i racconti o la fantasia.
Una mattina mi sono svegliata e mi sono guardata, nostalgica e incompresa, migliore per certi versi, aperta a quello che mi accade senza chiudermi nella gabbia delle mie idee; una gabbia fatta di ferro e di costrizioni, fatta di assunti, di immobilismo e di "si è sempre fatto così", costruita con il giudizio, sempre pronto e tagliente.
Una mattina mi sono svegliata e ho pensato che a scomparire dovevano essere gli altri: i ricordi e le storie le metterò in un cassetto per i momenti nostalgici e con il tempo me ne costruirò di nuovi.
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