martedì 7 febbraio 2012

Lineare B


Ci ho messo un po’ a trovare la giusta ispirazione perché vivo nell’idea che
la creatività letteraria sia alla base dell’interesse suscitato dalla persona.
Amo leggere Nick Hornby che descrive con leggerezza e velato rancore
gli amori passati e mal goduti da uomini come me
che hanno sempre vivacchiato sul bel viso e il fisico da sollevatore di aquiloni,
ed è per questo che immagino lo scrittore di Alta Fedeltà una persona piena di
contenuti e aneddoti super divertenti da raccontare in una serata estiva davanti a una birra.
Chissà se è così davvero.
Scrivere bene è un dono, che ha bisogno di essere costruito, come un mobile dell’Ikea che una volta montato apre spiragli inimmaginabili prima del suo arrivo nella tua casa minuscola.
Essere un bravo scrittore significa dare la possibilità agli altri di immaginarsi la loro storia grazie al tuo racconto che non deve essere monolitico, ma aperto a sfumature e a nuovi scenari esistenti solo nella mente di chi legge.
Ho vissuto come un novello investigatore le indagini spregiudicate e razionali di
Sherlock Holmes (non quello del film) nell’Inghilterra un po’ noiosa politicamente, ma vivace nei suoi salotti e nelle strade;
ho gioito nel vedere come l’amicizia possa andare oltre ogni formazione ideologica e
possa salvarti anche la vita nel libro di Uhlmann L’amico Ritrovato.
I libri scritti bene sono stati i miei insegnanti, quelli che non mi chiedevano di mettere la giusta punteggiatura o di analizzare la frase grammaticalmente; per quanto necessario la scrittura è ben altra cosa.
Kerouac se n’è fregato di quei segni tra una parola e l’altra e ha composto su un foglio di circa 4 metri un racconto lungo un viaggio,
Hemingway invece ha sudato coraggio e passione tra le righe dei suoi romanzi e
Virginia Woolf ha lasciato che la follia narrativa prendesse il sopravvento donando al testo un significato più completo e denso.
Quindi se siete bravi scrivete che qualcuno sicuramente vi leggerà e magari lo renderete pure felice.
p.s.

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