venerdì 29 marzo 2013

Il dolore è nulla in confronto alla vergona



"Poi quando torna lunedì le rifacciamo la medicazione". Non sono andata in guerra, semplicemente questa mattina mentre correvo per prendere l’82 sono caduta. Un bellissimo volo d’angelo sul marciapiede davanti a casa, più o meno all’altezza del kebabbaro. Sono passata dall'infermeria dell'ufficio giusto per farmi dare un cerotto e mi hanno riempito di bende.

Non mi sono mai rotta niente e da piccola non sono mai finita all’ospedale. Tocchiamo ferro perché non me la vorrei tirare da sola.
Ma mi ricordo delle mie cadute epiche più una che feci fare a mia sorella quando stavamo giocando a guardie e ladri: le legai le mani dietro la schiena e la spinsi facendola cadere di faccia sul camioncino giallo che in tempo zero si riempì tutto di sangue. Una scena splatter alla Tarantino che se ci ripenso mi viene da svenire.

Nella mia top 3 delle cadute fatte dai 5 ai, credo, 12 anni ho coinvolto un po’ tutto: ginocchia, denti e schiena.

Al numero 3 c’è il primo volo grosso di cui ho piena memoria, anche perché ne porto ancora la cicatrice sul ginocchio. Caduta dalle scale di pietra della chiesa di Canzo. Il battesimo del fuoco (e sangue). Non ho pianto tanto, ma non la smettevo più di sanguinare e mia mamma mi mise sotto la fontana della piazza per cercare di ripulirmi un poco. Giornata rovinata e piscina rimandata.

Al numero 2 c’è il volo acrobatico fatto alle medie. Nel palazzo dove aveva il negozio mia mamma avevano allestito un ponteggio su cui mi divertivo a fare l’acrobata, con la sola seccatura che i tubi arrugginiti mi sporcavano le mani. Trovai una soluzione geniale e rubai un paio di guanti dal retro del negozio, di plastica, come quelli usa e getta che si trovano al banco frutta e verdura dei supermercati. Ero così sicura che non mi sarei fatta niente che salii due gradini per prendere più rincorsa e slancio possibile. Peccato che coi guanti di plastica le mani scivolarono sul tubo e io caddi impietosamente, senza nessun tappeto elastico che mi potesse recuperare, stecchita, di schiena. Che dolore ragazzi.

Al numero 1 c’è la caduta più imbarazzante della mia vita da bimba di sei anni a cui sono appena cresciuti i denti incisivi. Mannaggia alla mia mania di correre sempre, e mannaggia alle cartelle troppo pesanti, con i trolley di oggi non sarebbe mai successo. Invece a me è successo, e mentre correvo per entrare a scuola volai distesa sul cemento del cortile, di faccia, e mi spaccai i denti davanti, e rimasi a terra, con la gonna alzata e il culo di fuori davanti a tutti i bambini che stavano entrando.

Il dolore fu un nulla in confronto alla vergona.

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