martedì 26 marzo 2013

Le passanti


Conoscete la canzone di De André? Parla di tutte quelle donne che vedi per strada e che incrociano la tua vita per qualche istante. Costruisci una storia intorno a quelle figure effimere che siedono di fianco a te sull'autobus o che attraversano la tua stessa strada. De Andrè dedica la sua canzone a "tutte quelle donne pensate come amore, in un attimo di libertà". Ma lui era un poeta.

Io invece immagino che le passanti, perfette sconosciute, diventino della vere e proprie compagne di viaggio silenziose. Sono coincidenze strane: persone che non conosci e che non consocerai mai, che condividono pezzi della tua strada e della tua storia e di cui mi piace immaginare la loro vita.

Mi ricordo che un giorno, ero sulla metro e stavo andando all'università, alla fermata Garibaldi è salito un ragazzo bellissimo, alto, biondo. Avevo passato le 8 fermate che dividevano la stazione all'università guardandolo come fanno le ragazze a quell'età: vergognose ma anche un po' sfrontate.
Dopo la giornata di lezioni, come per magia, avevo ripreso la metro e lui era ancora li, sulla mia stessa carrozza. Ovviamente non feci niente, lo guardai per l'ultima volta prima di scendere e lo salutai per sempre con la mente.

Altre volte mi è capitato che la stessa persona incontrata sul treno, me la ritrovassi in aula per una lezione, in ospedale per una visita, ai prelievi con me.

Oppure capita che le stesse persone incontrate sull'aereo verso una destinazione vacanziera, le reincontri per strada e ti accorgi che la ragazza che era seduta due fila più avanti sull'aereo, sta passeggiando per le vie adiacenti a times square e ti chiedi se anche lei si ricorda di te e si stupisce ancora una volta di quanto il mondo in realtà sia piccolo e affollato.

Sensazione bellissima quando, ferma ad un angolo della fifth avenue, incontri la stessa famiglia americana che avevo incontrato in metropolitana la mattina presto.

Tornando da Bruxelles, sul volo di ritorno io e la mia amica ci siamo ritrovati un sedile avanti a due ragazzi che hanno fatto il nostro volo di andata, solo che nel primo viaggio erano loro ad essere seduti davanti a noi.
Chissà cosa hanno fatto nei tre giorni nevosi nella città dell'Unione europa. Forse hanno incontrato vecchi amici e vecchi colleghi, bevuto una birra e un caffè chiacchierando con una cara amica "olandese" e sperato che a causa delle neve il volo fosse cancellato. E invece, come noi, sono atterratti a Malpensa sotto una pioggia scrosciante e hanno ripreso la loro vita di tutti giorni.
E oggi sono seduti davanti al computer a raccontare quanto siano strane le coincidenze.

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